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Salvini, nessuna marcia indietro sulle Ong: "L'Onu pensi al Venezuela"

Il Viminale replica alla richiesta di ritirare il provvedimento

Silvia Sfregola
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"Il Viminale non ha sottovalutato la lettera dell'Alto Commissariato per i Diritti Umani dell'Onu, soprattutto alla luce della competenza e dell'autorevolezza delle Nazioni Unite in materia. Autorevolezza testimoniata da alcuni Paesi membri dell'Onu come Turchia e Corea del Nord". Il ministero degli Interni risponde così alla missiva di undici pagine, con cui le Nazioni Unite hanno chiesto all'Italia di ritirare le direttive del Viminale sul salvataggio in mare e di interrompere immediatamente l'iter di approvazione del decreto sicurezza bis - che introdurrebbe delle maxi multe per le Ong - che Matteo Salvini potrebbe portare già nel Consiglio dei ministri di lunedì. La lettera è stata pubblicata in versione integrale sul sito della Ong Mediterranea. Le motivazioni sottolineate dalle Nazioni Unite sono chiare e allarmanti. La politica del governo italiano in materia di migranti "mette a rischio i loro diritti umani, inclusi i richiedenti asilo", "fomenta il clima di ostilità e xenofobia" e "viola le convenzioni internazionali". Ma il Viminale replica alle accuse specificando che il dl sicurezza è "necessario, urgente e tecnicamente ineccepibile". "È quindi singolare - scrivono dal ministero - che l'Alto Commissariato per i Diritti Umani non si fosse mai accorto che la multa per chi favorisce l'ingresso non autorizzato di immigrati fosse già presente da tempo nell'ordinamento italiano (articolo 12 del Testo unico sull'immigrazione): il Decreto Sicurezza Bis aggiorna la norma. Una svista che gli uffici del ministero dell'Interno avrebbero segnalato riservatamente agli autori della lettera, se solo l'Alto Commissariato l'avesse inviata prima al Viminale e poi - eventualmente - ai media e non viceversa. Lo riferiscono fonti del Viminale. Da parte del ministero dell'Interno, continuano "resta confermato l'auspicio di vedere approvato il decreto Sicurezza Bis nel Cdm di lunedì, ritenendolo necessario, urgente e tecnicamente ineccepibile. Non solo. L'augurio è che l'autorevole Onu dedichi le energie all'emergenza umanitaria in Venezuela, anziché fare campagna elettorale in Italia". La missiva, firmata da Beatriz Balbin, capo delle Special Procedures dell'Alto Commissariato per i Diritti Umani, è stata recapitata il 15 maggio all'ambasciatore italiano all'Onu Gian Lorenzo Cornado, perché la trasmetta al ministro italiano degli Esteri Enzo Moavero Milanesi. Si tratta della terza comunicazione ufficiale, dopo due richiami arrivati a Roma nel 2018 sempre sul tema dei migranti. Al centro di questa lettera ci sono le due direttive che Salvini ha emesso tra marzo e aprile, sostanzialmente per ostacolare le attività delle ong e della Mare Jonio, la nave della piattaforma Mediterranea impegnata nel salvataggio in zona Search and Rescue libica. "La direttiva di marzo - si legge nella lettera di Balbin - è una seria minaccia ai diritti dei migranti, inclusi i richiedenti asilo e le persone vittime di tortura, sequestri, detenzioni illegali. Ci sono ragionevoli elementi per ritenere che sia stata emanata per colpire direttamente la Mare Jonio, vietandole l'accesso alle acque e ai porti italiani. Nella direttiva del 15 aprile la si accusa esplicitamente di favorire l'immigrazione clandestina. Siamo profondamente preoccupati per queste direttive, che non sono basate su alcuna sentenza della competente autorità giuridica". L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite osserva anche che tali direttive non sono altro che "l'ennesimo tentativo di criminalizzare le operazioni Search and rescue delle organizzazioni civili", e che finiscono per "intensificare il clima di ostilità e xenofobia nei confronti dei migranti". Oltre a richiamare il governo italiano al dovere della tutela delle vite umane in mare, l'Onu osserva come le direttive Salvini e l'esplicito trasferimento alla guardia costiera libica delle responsabilità del salvataggio in realtà possano provocare la violazione del non-refoulement, il principio - stabilito dalla Convenzione di Ginevra - secondo cui a un rifugiato non può essere impedito l'ingresso sul territorio né può esso essere deportato, espulso o trasferito verso territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate. "È stato ampiamente documentato in diversi report dell'Onu che i migranti in Libia sono soggetti ad abusi, torture, omicidi e stupri - scrive l'Alto Commissariato - quindi la Libia non può essere considerata un "place of safety" (porto sicuro) per lo sbarco". Infine, dopo aver espresso apprezzamento per il lavoro della Marina militare italiana e per l'impegno umanitario delle Ong, il documento si conclude con la richiesta di "ritirate la direttiva del Viminale del 15 aprile, che colpisce specificatamente la Mare Jonio e di "fermate immediatamente il processo di approvazione del Decreto sicurezza bis".

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