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Gilet gialli all'attacco, Parigi sotto assedio

Il corteo contro il caro benzina tenta di sfondare il cordone guerriglia con la polizia che usa lacrimogeni e cannoni d'acqua

Silvia Sfregola
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Alta tensione e guerriglia a Parigi, presa d'assedio dai "gilet gialli" che, a distanza di una settimana dalla mobilitazione di sabato scorso, sono scesi di nuovo in strada in maniera massiccia. Gli scontri e tafferugli tra gli estremisti più violenti e le forze dell'ordine si sono susseguiti per ore. La polizia ha cercato di sedare le proteste con il lancio di lacrimogeni e i cannoni ad acqua. E dopo che erano state incendiate anche le barricate lungo i boulevard e i motorini nelle strade adiacenti, a sera rimaneva ancora un'aria elettrica nel cuore di Parigi. Si contano una ventina di feriti (quattro dei quali, tra i gendarmi), oltre a 35 persone fermate di cui 22 arrestate. Nata come protesta contro l'aumento del carburante, la manifestazione è diventata così un'esplosione del malcontento contro il presidente Emmanuel Macron. I manifestanti hanno alternato per ore le grida «all'Eliseo, all'Eliseo», «Macron dimissioni» al canto della Marsigliese. Secondo il bilancio diffuso alle 15 dal ministero dell'Interno, erano 81 mila i manifestanti scesi in piazza in tutta il Paese. Di questi, 8 mila hanno occupato le piazze di Parigi. Ma sabato scorso i manifestanti erano stati 280 mila, il che ha permesso al ministro dell'Interno, Christophe Castaner, di parlare di «importante indebolimento» del movimento. La giornata è stata caratterizzata anche da una polemica politica, perché il governo ha accusato delle violenze «i sediziosi» dell'«estrema destra» che hanno risposto «all'appello di Marine Le Pen». La protesta sugli Champs Elysees non era stata autorizzata dal governo che invece aveva consentito di manifestare a Campo di Marte, di fronte alla Tour Eiffel. Secondo la prefettura, tra i manifestanti si sono infiltrati facinorosi. E Castaner ha attribuito a Le Pen anche la responsabilità dell'aggressione negli ultimi giorni ad alcuni deputati del partito di Macron e alle loro abitazioni; e ha ricordato che venerdì Le Pen attraverso Twitter aveva chiesto a manifestanti di radunarsi sugli Champs Elysees, nonostante la proibizione esplicita a concentrarsi sulla centralissima 'promenadè nel cuore di Parigi. Secca la replica della leader del Rassemblement National (ex Front National): «Una strumentalizzazione disonesta e patetica, non ho mai fatto appelli alla violenza». Macron ha parlato solo in serata, con toni indignati: ha ringraziato le forze di sicurezza «per il loro coraggio e professionalità» e definito «vergognose» le violenze di chi «ha cercato di intimidire»: «Non c'è posto per tale violenza nella Repubblica». Finora il presidente, eletto nel maggio 2017, non ha fatto marcia indietro su una delle sue decisioni, nonostante le proteste. Ma con le europee alle porte, e con una popolarità in picchiata, la situazione è più delicata.

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