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Guai per Trump: Manafort condannato, Cohen si autoaccusa

Donald Trump

L'ex capo della sua campagna elettorale condannato per 8 capi d'imputazione. E l'avvocato personale "patteggia" sulla vicenda Stormy Daniels

Silvia Sfregola
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Nuovi guai per Donald Trump. L'ex capo della sua campagna elettorale, Paul Manafort, è stato riconosciuto colpevole dal tribunale di Alexandria, vicino a Washington, di 8 capi d'accusa, di cui 5 per frode fiscale, uno per aver nascosto conti in banche estere e due per frodi bancarie. Per altri 10 capi di imputazione la giuria non ha raggiunto un verdetto unanime e sono decaduti. Rischia fino a 80 anni di carcere. Trump ha espresso rammarico per la decisione del tribunale su Manafort, descrivendolo come un "uomo buono". "Sono molto triste per questo", ha rimarcato, sostenendo che la condanna è parte di una "caccia alle streghe" dopo le elezioni del 2016. Ma il fronte più caldo per il tycoon è la scelta del suo ex avvocato personale Michael Cohen di dichiararsi colpevole di 8 capi d'accusa in materia bancaria, fiscale e di finanziamento delle campagne elettorali. Rischia una condanna tra i quattro e i cinque anni di carcere. Cohen si sarebbe consegnato all'Fbi e avrebbe raggiunto un accordo di patteggiamento che includerebbe il carcere e una multa monetaria consistente. Cohen avrebbe premuto per tre anni di prigione, i pubblici ministeri per 50 mesi. Cohen, che è stato tra i più stretti collaboratori di Trump per oltre un decennio, ha ammesso con un giudice federale di Manhattan di aver pagato 130.000 dollari e 150.000 dollari a due donne, la pornostar Stormy Daniels e l'ex coniglietta di Playboy Karen McDougal, che sostengono di avere avuto una relazione con Trump, in cambio del loro silenzio, "su richiesta del candidato", ha sostenuto in aula, "con l'intenzione di influenzare le elezioni" presidenziali del 2016.

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