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Nave Diciotti bloccata, Salvini all'Ue: "Ci aiuti o rimanderemo i migranti in Libia"

È scontro con Malta per l'autorizzazione all'approda

Silvia Sfregola
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È sempre più al centro di un braccio di ferro dell'Italia con Malta e con l'Ue la nave della Guardia costiera Diciotti, ferma al largo di Lampedusa per il quarto giorno di fila con a bordo 177 migranti soccorsi nella notte tra mercoledì e giovedì mentre si trovavano su un barcone in avaria in acque Sar maltesi. A smuovere le acque è arrivata la minaccia del ministro dell'Interno, Matteo Salvini, di riportare i migranti in Libia. «O l'Europa decide seriamente di aiutare l'Italia in concreto, a partire ad esempio dai 180 migranti a bordo della nave Diciotti», ha avvertito il titolare del Viminale, «oppure saremo costretti a fare quello che stroncherà definitivamente il business degli scafisti. E cioè riaccompagnare in un porto libico le persone recuperate in mare». È una minaccia che per la Commissione europea non è credibile in quanto nessun Paese membro può riportare migranti in Libia in quanto violerebbe la Convenzione di Ginevra che vieta i respingimenti e perchè la Libia non è considerato porto sicuro. A chiamare in causa Malta e l'Europa era stato poco prima il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Danilo Toninelli. «Diciotti dimostra che Italia non si tira mai indietro quando si tratta di salvare vite umane», ha affermato, «il comportamento di Malta è ancora una volta inqualificabile e meritevole di sanzioni. L'Ue si faccia avanti e apra i propri porti alla solidarietà, altrimenti non ha motivo di esistere». Immediata la replica di Malta con un tweet del ministro dell'Interno maltese, Michael Farrugia, indirizzato a Salvini e Toninelli. Per i migranti sulla Diciotti «l'unica soluzione finale è di sbarcarli a Lampedusa o in un porto italiano. Se l'Italia vuole ancora trattare questo caso come un #salvataggio, Lampedusa rimane il luogo più vicino di sicurezza secondo le convenzioni applicabili». Il ministro maltese ha accusato la Guardia costiera italiana di aver «intercettato i #migranti all'interno del SAR maltese soltanto per impedirgli di entrare nelle acque italiane». Intanto le unità di soccorso tunisine hanno ripescato altri tre corpi di migranti morti nel naufragio del barcone dato alle fiamme venerdì scorso al largo di Sfax il 17 agosto scorso. Un corpo era già stato recuperato. L'imbarcazione era partita dalla Tunisia nella notte verso le coste italiane. Quando era stata intercettata dalla Guardia costiera tunisina, gli occupanti poi arrestati (quattro tunisini, due del Congo e otto della Costa d'Avorio), hanno prima lanciato bottiglie molotov in direzione della motovedetta, e poi dato fuoco all'imbarcazione per tentare la fuga a nuoto.

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