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Lopez Obrador nuovo presidente del Messico. Ecco chi è il populista di sinistra anti-Trump

Davide Di Santo
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Il Messico desidera un a "relazione di amicizia e cooperazione" con gli Stati Uniti. Sono le prime dichiarazioni rivolte al paese vicino da Andres Manuel Lopez Obrador, che ha vinto le elezioni presidenziali con almeno il 53% dei voti. Il capo della sinistra populista messicana ha tratto vantaggi, tra l'altro, dalle sue dure critiche contro il 'muro' di Donald Trump, al confine tra i due paesi. E Trump si è congratulato con Obrador, dicendosi pronto a collaborare con il candidato della sinistra messicana. "C'è molto da fare a beneficio di Stati Uniti e Messico" ha twittato Trump, le cui politiche anti-immigrazione hanno inasprito fortemente i rapporti bilaterali; Lopez Obrador da parte sua si è detto pronto a perseguire una politica di "amicizia e cooperazione" con gli Stati Uniti. DI SINISTRA E POPULISTA - Andres Manuel Lopez Obrador, potente ex sindaco di Citta' del Messico, classe 1953, e' esponente del "Movimento di rigenerazione nazionale" (Morena), di sinistra e populista, e'd e' stato appoggiato, nelle recente elezioni presidenziali che lo hanno visto trionfare, dalla coalizione 'Insieme faremo la storia' ('Juntos haremos historia') formata dal Partito del Lavoro e dal Partito Incontro Sociale. SANGUE SULLE ELEZIONI - Il voto da cui esce il Messico di Obrador è stato il piu' insanguinato della storia del paese nordamericano: 133 vittime, un bagno di sangue causato dalla frammentazione criminale causata dalla lotta ai grandi cartelli del narcotraffico. Oltre a proseguire quest'ultima, senza lasciare il monopolio della violenza a gruppi criminali emergenti, Obrador dovra' fare i conti con una corruzione dilagante, attuare una necessaria riforma del sistema giudiziario e garantire la complessa gestione dell'ordine pubblico, affrontare i temi legati alla riforma del nafta, osteggiata da Washington. Tutti temi che hanno dominato la campagna elettorale dei principali candidati, con il nuovo presidente che ha promesso di attuare la "quarta trasformazione del paese: pacifica, ordinata, profonda e radicale, per porre fine al vecchio regime autoritario e corrotto". L'EFFETTO TRUMP - Lo scenario e' stato seguito con preoccupazione dall'altra parte della frontiera, dall'amministrazione americana. L'ex ambasciatrice Usa in Messico, Roberta Jacobson, in carica fino a poche settimane fa, aveva dichiarato al 'New Yorker' che "alcuni funzionari statunitensi sono molto pessimisti: se vince lui, accadra' il peggio". Parte della crescente popolarita' di 'AMLO' (acronimo del nome) viene attribuita proprio a Donald Trump, che col Messico ha optato per il pugno duro sull'immigrazione, attuando una politica della 'tolleranza zero' - causa di centinaia di casi di bambini separati forzatamente dalle proprie famiglie al confine - e annunciando la possibile costruzione di un muro. Negli ultimi mesi sono anche arrivati i dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio. Un anno e mezzo di Trump alla Casa Bianca ha dato ulteriori punti a Lopez Obrador e alla sinistra piu' radicale messicana, aprendo la strada all'insediamento a Citta' del Messico di un governo molto ostile agli Stati Uniti. 

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