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Catalogna, Puigdemont incriminato per ribellione. Ma lui e i suoi ministri sono già in Belgio

Carles Puigdemont è andato in Belgio

Tra le accuse anche sedizione e appropriazione indebita

Carlo Antini
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Ribellione, sedizione e malversazione, oltre alla violazione della Costituzione. La battaglia tra Madrid e Barcellona arriva nei tribunali, e sono accuse pesanti quelle rivolte dal Procuratore generale spagnolo, José Manuel Maza, all'ex presidente catalano Carles Puidgemont e agli altri membri del governo regionale. I leader indipendentisti, secondo la Procura, "hanno prodotto una crisi istituzionale che si è conclusa con la dichiarazione unilaterale di indipendenza nel totale disprezzo della nostra Costituzione". Se l'ipotesi di reato di ribellione sarà confermata, le pene previste vanno dai 15 ai 25 anni di reclusione. La pena più alta ipotizzabile, 30 anni di carcere, riguarda i casi di insurrezione armata. Maza ha spiegato che, dopo la rimozione del presidente catalano dal suo incarico e la dissoluzione del Parlamento regionale, Puigdemont e gli altri membri del governo di Barcellona non possono essere indagati dalla Corte Suprema o dalla Corte di Giustizia di Catalogna. Il Procuratore ritiene che i reati per cui ha chiesto l'incriminazione siano di competenza della Corte nazionale. Saranno invece citati in giudizio davanti alla Corte Suprema la presidente del Parlamento catalano, Carme Forcadell, e gli altri membri dell'Ufficio di presidenza. Dopo una breve apparizione al Palau de la Generalitat, Puigdemont e i suoi ministri hanno lasciato la Catalogna. L'ex presidente è volato a Bruxelles con cinque ministri del governo decaduto. Si tratta di Meritxell Borràs, Antoni Comín, Joaquim Forn, Dolors Bassa e Meritxell Serret. Puigdemont e gli ex membri del suo esecutivo sono andati in auto a Marsiglia, dove hanno preso un aereo per Bruxelles. Fonti della Generalitat hanno assicurato che si trovano in un luogo "discreto e sicuro". Per tutta la giornata sono rimbalzate voci sull'intenzione dei leader indipendentisti di chiedere asilo in Belgio. Per la tv belga VRT, Puigdemont a Bruxelles "ha incontrato avvocati e rappresentanti politici". Per i media catalani lo scopo del viaggio sarebbe un incontro con i partiti indipendentisti fiamminghi. Sia il ministro dell'interno belga, Jan Jambon, che il partito nazionalista fiammingo N-VA si sono però smarcati dalla visita. "Nel mio ordine del giorno non c'è nessuna riunione con Puigdemont", ha detto il presidente del parlamento fiammingo Jan Peumans. Stessa reazione dal presidente delle Fiandre, Geert Bourgeois. Il primo ministro belga Charles Michel ha affermato che l'asilo per l'ex presidente catalano "non è affatto all'ordine del giorno del suo governo".  In ogni caso, il viaggio a Bruxelles dell'ex presidente "non preoccupa" Mariano Rajoy. Fonti del ministero degli Interni spiegano che, per il governo di Madrid, la cosa più importante era che Puigdemont non rientrasse nel suo ufficio alla Generalitat di Barcellona. In mattinata l'esecutivo ha concesso alcune ore ai membri del Govern per raccogliere i propri effetti personali. La presidente del Parlamento catalano, Carme Forcadell, ha annullato la seduta dell'Ufficio di presidenza prevista per martedì, rilevando che la convocazione è "senza effetti" dopo la dissoluzione dell'assemblea. Le forze politiche intanto iniziano a guardare al futuro, rappresentato dalle elezioni regionali del 21 dicembre. I partiti indipendentisti hanno annunciato l'intenzione di correre per rilanciare la sfida dopo l'applicazione dell'articolo 155 della Costituzione e il conseguente "commissariamento" della Catalogna. "Ci presenteremo per fare fronte a un'applicazione miserabile dell'articolo 155 della Costituzione e per difendere le istituzioni catalane", ha detto la coordinatrice generale del Pdecat (il partito di Puigdemont), Marta Pascaldel. Anche Esquerra Republicana ha fatto sapere che raccoglierà la sfida delle urne. "Il voto sarà l'opportunità per consolidare la Repubblica", ha assicurato il deputato Sergi Sabria.

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