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La Catalogna verso la dichiarazione d'indipendenza. E Madrid invia l'esercito a Barcellona

Davide Di Santo
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Lo scontro istituzionale in corso in Spagna raggiunge picchi sempre più alti. I partiti indipendentisti catalani Junts Pel Si e Cup hanno chiesto che lunedì il Parlamento si riunisca in sessione plenaria per discutere e dichiarare l'indipendenza della Catalogna dalla Spagna. Lo ha riferito La Vanguardia. In alcune dichiarazioni rilasciate alla Bbc prima che ieri sera il re spagnolo Felipe VI parlasse alla nazione, il governatore della Catalogna, Carles Puigdemont, aveva annunciato che la dichiarazione d'indipendenza della Catalogna sarà "questione di giorni", a seguito del referendum del 1 ottobre. Una consultazione popolare ritenuta illegale dal governo di Madrid il quale, rivela "El Confidencial", ha deciso di inviare a Barcellona l'esercito in appoggio logistico alla Guardia civile alla polizia nazionale. I media spagnoli intanto riportano i numerosi atti di sotilità nei confronti delle forze dell'ordine che fanno capo al governo centrale. Indagato il capo dei Mossos La Corte suprema spagnola ha citato come indagati per sedizione il capo della polizia catalana Mossos d'Esquadra, Josep Lluís Trapero, i presidenti dell'Assemblea nazionale catalana, Jordi Sánchez, e di Omnium Cultural, Jordi Cuixart, e l'intendente della polizia regionale Teresa Laplana. Fonti giuridiche hanno confermato che sono stati convocati per deporre il prossimo venerdì, in relazione all'assedio al Consiglio dell'Economia della Generalitat il 20 settembre scorso, mentre le forze di sicurezza conducevano una perquisizione all'interno. La procura aveva denunciato i fatti per possibile sedizione. Barcellona contro Felipe VI I discorso del re alla nazione ha contribuito ad allontanare le posizioni del governo centrale e quello secessionista di Barcellona. Felipe VI si è fatto "portavoce della strategia" del premier Mariano Ray, pronunciando parole di "enorme irresponsabilità" che hanno portato a pensare che ora è "repubblica o repubblica" mentre sempre più catalani "vogliono andarsene", ha affermato il portavoce del governo della Generalitat catalana, Jordi Turull. Intanto questa sera alle 21 il governatore catalano Puigdemont terrà una dichiarazione.  L'indipendentista delle Furie Rosse Sullo sfondo anche la guerra del calcio. "Non è incongruente giocare con la Nazionale, un indipendentista può giocare nella Spagna perché non c'è la selezione catalana e perché non ho nulla contro la Spagna", ha detto  Gerard Piqué, difensore del Barcellona, nel corso di una conferenza stampa dal ritiro della Nazionale spagnola. Il centrale blaugrana ha parlato ovviamente della sua pubblica presa di posizione a favore dell'indipendenza della Catalogna e delle critiche ricevute dai tifosi della Spagna nel corso del primo allenamento di lunedì. "Sono qui perché il mister ha deciso che devo restare qui e perché posso aiutare. Se battiamo l'Albania saremo qualificati e dobbiamo concentrarci solo su questo. Sono orgoglioso di fare parte di questo gruppo e spero di vincere più titoli possibili", ha aggiunto. "Sono convinto che ci sia moltissima gente fuori dalla Catalogna a favore del fatto che i catalani possano votare. Altri hanno un'opinione molto diversa. Ognuno può pensare quello che vuole e bisogna rispettarsi. Prima il rispetto, e con il dialogo si può giungere a un buon punto d'arrivo", ha proseguito lo sportivo. Stoichkov qurelato dalla vicepresidente del governo L'ex blaugrana Hristo Stoichkov, invece rischia di essere trascinato in tribunale per le sue dichiarazioni pro Referendum. "Il governo spagnolo è una vergogna totale", ha detto l'ex fuoriclasse bulgaro del Barcellona che ha anche attaccato la vicepresidente Soraya Sáenz de Santamaría: "Suo nonno un franchista, suo padre un franchista, anche lei franchista. Dovrebbe dimmettersi. È assurdo ordinare alla polizia di picchiare le persone innocenti". Immediata la reazione della de Santamaría che, come riporta As, ha annunciato che denuncerà Stoichkov.

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