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Regeni, l'ambasciatore italiano torna al Cairo. La famiglia: siamo indignati

Silvia Sfregola
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La Procura di Roma ha diffuso una nota per riferire di un colloquio telefonico sulle indagini attorno alla morte di Giulio Regeni. Ad un capo del telefono c'era il procuratore generale della Repubblica araba d'Egitto, Nabil Ahmed Sadek. Dall'altra il procuratore Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone. Da questo colloquio sono emersi "passi avanti", fanno sapere in Procura. E tali passi avanti hanno spinto il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, ad annunciare il ritorno dell'ambasciatore italiano al Cairo, Giampaolo Cantini. Finora, con una forte decisione simbolica, il diplomatico doveva restare a Roma, per mostrare disappunto verso l'Egitto. La famiglia dell'ex ricercatore si è detta indignata per la decisione su Cantini. In Egitto "sono stati nuovamente ascoltati, come richiesto da Procura di Roma, tutti i poliziotti che hanno avuto un ruolo negli accertamenti seguiti alla denuncia del capo dei sindacati indipendenti degli ambulanti al Cairo - si legge nella nota della Procura - la consegna di quanto raccolto alle autorità italiane è stata completata oggi". Il procuratore egiziano Sadek ha spiegato anche che, "come già preannunciato nel maggio scorso, è stata effettivamente affidata ad una società esterna l'attività di recupero dei video della metropolitana, attività che inizierà nel mese di settembre con una riunione tra la società e la Procura egiziana ed a cui saranno invitati a partecipare anche rappresentanti della Procura di Roma". Il ministro Alfano ha sottolineato che la decisione "è motivata soprattutto dal convincimento che l'ambasciatore Cantini contribuirà, tramite rapporti al più alto livello con le competenti autorità egiziane, al rafforzamento della collaborazione giudiziaria". Il concetto è stato poi ripetuto dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Alfano, poi, ha assicurato di non voler "voltare pagina nella ricerca della verità sull'omicidio di Giulio: "Consegnerò all'ambasciatore Cantini una lettera di missione che conterrà tante raccomandazioni per seguire passo passo l'evolversi delle indagini sul caso che ci sta a cuore - ha detto il capo della diplomazia italiana - In ambito politico-diplomatico rientra la decisione di inviare a Il Cairo un esperto italiano incaricato della cooperazione giudiziaria sulla vicenda regeni". Per non dimenticare il ricercatore torturato e ucciso a febbraio del 2016, "gli verrà intitolata l'Università italo-egiziana, nonché l'auditorium dell'Istituto Italiano di Cultura a Il Cairo - ha spiegato Alfano -, verranno organizzate cerimonie commemorative nel giorno della sua scomparsa in tutte le Sedi istituzionali italiane in Egitto, e ci stiamo inoltre attivando affinché ai Giochi del Mediterraneo di Spagna del 2018 la memoria di Giulio sia ricordata dagli atleti partecipanti". La famiglia di Giulio regeni non ha apprezzato il gesto del Governo e ha espresso "indignazione per le modalità, la tempestica ed il contenuto della decisione del governo italiano di rimandare l'ambasciatore al Cairo". "La decisione di rimandare ora, nell'obnubilamento di Ferragosto, l'ambasciatore in Egitto ha il sapore di una resa confezionata ad arte - fa sapere la famiglia del ricercatore ucciso - Dopo 18 mesi di lunghi silenzi e anche sanguinari depistaggi, non vi è stata nessuna vera svolta nel processo sul sequestro, le torture e l'uccisione di Giulio - spiegano il papà e la mamma di Giulio Regeni - Solo quando avremo la verità l'ambasciatore potrà tornare al Cairo senza calpestare la nostra dignità".

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