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Charlie, trasferimento più lontanoMa Vaticano e Usa lavorano per una cura

Silvia Sfregola
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Charlie Gard non potrà essere trasferito in un ospedale non disposto a staccare la spina ai macchinari che lo tengono in vita, eseguendo così le sentenze che danno ragione ai medici inglesi. Il Bambino Gesù, i cui medici sono già al lavoro con degli esperti americani per elaborare un protocollo sperimentale per salvare la vita al bimbo, non è disposto ad accettare queste condizioni. I contatti, però, non si fermano: tra il Great Ormond Street Hospital di Londra, dove il piccolo è attualmente ricoverato, e la clinica della Santa Sede; tra la mamma di Charlie e i medici che stanno cercando una cura; tra il ministro degli Esteri Alfano e il suo omologo inglese, Boris Johnson, che ringrazia l'Italia e la Santa Sede, ma ribadisce gli impedimenti "legali". "Sulla tristissima vicenda del piccolo Charlie - ha detto poi Alfano - sono grato e riconoscente al ministro Johnson per la sua schiettezza, la sua sensibilità e la sua correttezza. Il ministro, nel corso del colloquio, ha espresso la massima fiducia nel sistema giudiziario inglese e nell'operato del Great Ormond Street Hospital, uno dei migliori ospedali al mondo". Charlie ha dieci mesi ed è affetto dalla sindrome da deplezione del Dna mitocondriale: una malattia rara e degenerativa che colpisce i geni, provocando un progressivo deperimento muscolare. Ora, a neanche un anno di vita, si trova al centro di una battaglia legale fra l'ospedale di Londra e i genitori. Due sentenze nel Regno Unito hanno dato ragione alla struttura ospedaliera. Poi, il colpo di grazia per i genitori: il 26 giugno anche la Corte Europea dei Diritti Umani ha respinto il loro ricorso. È stato quando i medici hanno avuto il via libera per staccare la spina al bimbo, che un post sui social dei coniugi Gard ha fatto partire in tutto il mondo la #charliesfight, la battaglia di Charlie. Si sono espressi in molti e tra le voci che hanno fatto più rumore ci sono quelle di Papa Francesco e Donald Trump. Oggi 40 europarlamentari hanno scritto una lettera aperta in cui esprimono il "pieno appoggio a Charlie Gard, a Chris Gard e a Connie Yates" e affermano di sentirsi "obbligati ad esprimere le preoccupazioni più profonde riguardo al risultato oltraggioso del caso di Charlie, che infrange i valori fondamentali dell'Europa, in particolare il diritto alla vita, il diritto alla dignità umana e all'integrità personale". Per finanziare le procedure mediche innovative i Chris e Connie Gard sono riusciti a raccogliere 1,4 milioni di dollari. "Come è possibile che anche oggi nel ventunesimo secolo, in tempi in cui noi stessi definiamo la nostra epoca come quella che rispetta i valori fondamentali della vita e della dignità umana, il Regno Unito non agisca nel migliore interesse dei suoi cittadini?" chiedono gli europarlamentari, che concludono condannando "fermamente la vergognosa condotta che minaccia questi valori della nostra società civile".

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