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Papa Francesco abbraccia il Grande Imam: "Populismi sconcertanti"

Silvia Sfregola
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Certi "populismi demagogici" che prosperano in Europa e nel mondo "sconcertano". In un momento in cui "ci si allontana dalla realtà dei popoli, in nome di obiettivi che non guardano in faccia a nessuno", servono "costruttori di pace", non "provocatori di conflitti"; "predicatori di riconciliazione" e non "banditori di distruzione"; non "incendiari", ma "pompieri" che spengano il fuoco dell'odio. È potente e senza mezze misure il discorso di Papa Francesco alla conferenza internazionale per la pace promossa dal grande imam di Al-Azhar, al Cairo. Un abbraccio è stato il saluto dei due leader spirituali, così come è successo lo scorso anno in Vaticano. Il centro studi è il più prestigioso dell'intero Islam sunnita e il suo rettore, Shaykh Al-Tayeb, si è speso per tutta la vita per promuovere una versione tradizionale dell'islam che si sposi con la modernità. Per questo più volte si è scontrato apertamente con i Fratelli Musulmani, fino ad appoggiare pubblicamente il golpe del 2013 di Al Sisi, che ha deposto Mohamed Morsi. L'università oggi espelle gli studenti che incitano o si uniscono a movimenti islamisti. "Nessun incitamento violento - afferma Francesco - garantirà la pace, e ogni azione unilaterale che non avvii processi costruttivi e condivisi è in realtà un regalo ai fautori dei radicalismi e della violenza". Insieme, "da questa terra d'incontro tra Cielo e terra", "ripetiamo un "no" forte e chiaro ad ogni forma di violenza, vendetta e odio commessi in nome della religione o in nome di Dio. Insieme affermiamo l'incompatibilità tra violenza e fede, tra credere e odiare. Insieme dichiariamo la sacralità di ogni vita umana contro qualsiasi forma di violenza fisica, sociale, educativa o psicologica". La violenza è la "negazione di ogni autentica religiosità", per questo occorre "denunciare le violazioni contro la dignità umana e contro i diritti umani". E il primo passo per prevenire la guerra, diventata un "cancro" per l'umanità, è "rimuovere le situazioni di povertà e di sfruttamento, dove gli estremismi più facilmente attecchiscono, e bloccare i flussi di denaro e di armi verso chi fomenta la violenza". Ancora più alla radice, afferma Bergoglio, è necessario arrestare la proliferazione di armi che, "se vengono prodotte e commerciate, prima o poi verranno pure utilizzate": "Solo rendendo trasparenti le torbide manovre che alimentano il cancro della guerra se ne possono prevenire le cause reali". A questo impegno "urgente e gravoso" richiama i responsabili "delle nazioni, delle istituzioni e dell'informazione", come quelli "di civiltà, convocati da Dio, dalla storia e dall'avvenire" ad avviare, ciascuno nel proprio campo, processi di pace, "non sottraendosi dal gettare solide basi di alleanza tra i popoli e gli Stati".

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