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Ue, Tusk rieletto: ma è guerra tra l'ex premier polacco e Varsavia

Donald Tusk

Silvia Sfregola
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È ormai guerra aperta tra il presidente del Consiglio Ue, l'ex premier liberale della Polonia Donald Tusk e l'attuale esecutivo di Varsavia, guidato dal Pis (Giustizia e libertà), partito della destra populista. Tusk, il cui mandato era in scadenza, è stato rieletto nonostante la feroce opposizione del proprio Paese e con l'appoggio di tutti gli altri. "Farò del mio meglio per rendere l'Ue migliore", ha commentato, subito dopo la conferma. Una rielezione che dimostra che "l'Europa è dominata dalla germania", è stato lo sprezzante commento del leader del Pis Jaroslaw Kaczynski. Varsavia puntava a rinviare il voto. Il mandato di Tusk scadeva il primo giugno 2017 ma la prossima riunione dei leader europei, a parte le celebrazioni a Roma del 25 marzo del sessantesimo anniversario dei Trattati, era in programma il 22 e 23 giugno. Questo quindi era l'ultimo vertice utile. Varsavia aveva lanciato - in una lettera ai partner dai toni piuttosto accesi - la candidatura alternativa dell'eurodeputato Jacek Saryusz-Wolski, un altro polacco. Ma i leader europei non ne hanno voluto sapere, nonostante le parole della premier Beata Szydlo, che ha minacciato di ritirare la firma della Polonia dalle conclusioni del vertice. I rapporti tra Tusk e il Governo del suo Paese non potrebbero essere peggiori. A Capodanno Tusk su Twitter augurò ai followers "una madrepatria priva di male e stupidità". Per tutta risposta il ministro degli Esteri Witold Wayzcykowski disse che era lui a rappresentare "una icona di male e stupidità". La cancelliera tedesca Angela Merkel ha definito la sua rielezione "un segnale di stabilità per tutta l'Unione europea". Il presidente francese Francois Hollande aveva da subito messo in chiaro che non aveva intenzione di prendere parte alla sua "espulsione". "Non è certo il momento di ulteriori divisioni: quindi, anche nella discussione che avremo oggi - l'assicurazione del premier italiano Paolo Gentiloni - mi auguro che non avremo occasioni di ulteriori divisioni, e comunque l'Italia lavorerà per contrastarle".

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