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Trump, stretta sull'Iran: in arrivo nuove sanzioni

Donald Trump

Silvia Sfregola
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Stretta sull'Iran con l'approvazione di nuove sanzioni economiche e due ordini esecutivi per andare verso una minore regolamentazione a Wall Street, tornando indietro rispetto alla riforma voluta da Barack Obama. Sono queste le due principali novità di oggi fissate nero su bianco da Donald Trump per dare sempre più forma alla sua idea di Stati Uniti. La tensione fra Iran e Usa è salita dopo che Trump venerdì scorso ha firmato l'ordine esecutivo che vieta temporaneamente l'ingresso negli Usa ai cittadini provenienti da sette Paesi a maggioranza musulmana, fra cui l' Iran (gli altri Paesi sono Siria, Iraq, Somalia, Sudan, Yemen e Libia). Teheran, in risposta, ha deciso di applicare una misura simile contro i cittadini statunitensi. A dare un'accelerazione alle cose, poi, il fatto che lunedì 30 gennaio è venuto fuori che Teheran aveva compiuto domenica un test di lancio di un missile balistico a medio raggio. Ieri Trump ha detto che nessuna opzione era fuori dal tavolo come risposta a questo test e stamattina aveva proseguito sulla linea dura: "L'Iran sta giocando con il fuoco. Non apprezza quanto il presidente Obama sia stato gentile con loro. Non io!", ha scritto su Twitter il magnate repubblicano. Iran is playing with fire - they don't appreciate how "kind" President Obama was to them. Not me!— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 3 febbraio 2017 Nel pomeriggio il dipartimento Usa del Tesoro ha annunciato che le sanzioni colpiranno 13 individui e 12 enti dell'Iran, alcuni dei quali con sede in Emirati Arabi Uniti, Libano e Cina. Ma mentre Washington si premura di sottolineare che le nuove sanzioni sono in linea con l'accordo sul nucleare raggiunto nel 2015 fra Iran e Paesi del cosiddetto 5+1 (cioè i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, più la Germania), il ministero degli Esteri di Teheran replica immediatamente bollando le sanzioni come illegali e annunciando che imporrà nuove restrizioni legali a individui ed enti Usa che aiutano "gruppi terroristici regionali". Il motivo addotto dagli Stati Uniti per le nuove sanzioni all'Iran è sì il test del missile balistico, ma si parla anche di "attività destabilizzanti nella regione"; e il portavoce della Casa Bianca Sean Spicer sottolinea che le sanzioni erano già "in via di sviluppo" prima che Trump si insediasse alla presidenza e sono state attivate alla luce degli ultimi eventi. Trump, che in campagna elettorale si era più volte scagliato contro la riforma di Wall Street voluta da Obama dopo la crisi del 2008, ha poi fissato oggi un altro tassello nel mosaico delle promesse che intende mantenere. Ha firmato due ordini esecutivi per avviare il processo di revisione di parte della riforma finanziaria di Obama, che Trump ritiene "disastrosa". "Oggi stiamo firmando i principi base di regolamentazione del sistema finanziario degli Stati Uniti", ha detto Trump prima di siglare i documenti nello Studio Ovale della Casa Bianca. E il portavoce Spicer ha chiarito le cose: "Abbiamo una necessità disperata di riformare il modo in cui affrontiamo la regolamentazione finanziaria. La legge Dodd-Frank è una politica disastrosa che sta ostacolando i mercati e riducendo la disponibilità di credito". Il riferimento è alla cosiddetta legge Dodd-Frank, fortemente voluta da Obama e approvata nel 2010, che aveva l'obiettivo di aumentare la regolamentazione e la supervisione dei grandi enti finanziari al fine di evitare una nuova crisi come quella del 2008, la peggiore vissuta dagli Usa da 80 anni. La legge ha imposto standard severi di capitale per le banche e una stretta su derivati e fondi privati; ha introdotto stress test annuali per le banche considerate "too big to fail" e la cosiddetta "regola Volcker", anch'essa nel mirino di Trump, che restringe di molto la possibilità delle banche di scommettere con il proprio denaro. Il primo dei due ordini esecutivi firmati oggi chiede una revisione integrale della legge Dodd-Frank, cosa auspicata dal settore finanziario; il secondo testo, invece, mira ad annullare la regola del dipartimento del Lavoro che, nell'intento di contrastare i potenziali conflitti di interesse per gli intermediari che forniscono consulenze sulla pensione, fissa le condizioni per gli investimenti per i pensionamenti. Per portare a termine la revoca della riforma finanziaria, tuttavia, il presidente Usa avrà bisogno dell'appoggio del Congresso; per questo dovrà cercare il sostegno della maggioranza repubblicana in entrambe le Camere.

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