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Pillole al cianuro e tute da sub tossiche Così Castro è sfuggito a oltre 600 attentati

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Dieci anni fa il canale Channel 4 produsse un documentario che si intitolava "638 metodi per uccidere Castro". Era la storia di come negli anni la Cia avesse escogitato oltre 600 modi per liberarsi del leader cubano. Piani che si sono sempre dimostrati fallimentari. Il campionario è vario, si va dalle pillole di cianuro alle tute da sub "imbevute" di batteri tossici, fino ai più classici attentati esplosivi. Non a caso lo stesso Lìder Màximo amava dire: "Se sopravvivere ai tentativi di uccidermi fosse un evento olimpico, avrei vinto la medaglia d'oro". Il ruolo della mafia Oltre al governo americano e agli esuli cubani, uno dei principali nemici di Castro fu sicuramente la mafia. Negli anni i boss avevano corrotto funzionari governativi comunisti per costruire sull'isola alberghi, casinò e bordelli. Un'oasi di piacere a 90 miglia dalla Florida, ma fuori dalla giurisdizione americana. La storia narra che nel 1960 la Cia avesse stretto un patto con il boss Sam Giancana che mise in atto un piano per avvelenare il Lìder con una pillola di cianuro da sciogliere in un frappè al cioccolato (bevanda molto amata da Castro). Ma la pillola si ruppe prima di essere inserita. L'amante Un altro tentativo ebbe come protagonista Marita Lorenz, donna di cui Castro si era follemente innamorato. La Cia la convinse ad avvelenare il suo amante. Ma arrivata a Cuba Marita si accorse che le pillole di cianuro che le erano state consegnate si erano sciolte nella crema da viso nel quale le aveva nascoste. Non solo, Castro sapeva del suo piano e l'affrontò con una domanda a bruciapelo: "Sei qui per uccidermi?" Quindi si fece consegnare dalla donna la pistola e la leggenda narra che lei, dopo avergliela data, si buttò fra le sue braccia. La tuta da sub Subito dopo l'invasione della baia dei Porci circa 1000 esuli cubani addestrati dalla Cia per ribaltare il regime cubano furono arrestati da Castro. Gli Stati Uniti inviarono James B. Donovan per trattare la loro liberazione. L'uomo trascorse molto tempo con il Lìder con il quale condivise anche la passione per le immersioni. Avrebbe dovuto regalargli una tuta da sub tossica, imbevuta di batteri mortali, ma non lo fece perché gli aveva già fatto un regalo. Armi ed esplosivo Nel 2000 fu lo stesso Castro, alla vigilia di un vertice tra leader latino-americani ed europei che doveva svolgerti a Panama, a denunciare che nel Paese erano già stati introdotti armi ed esplosivi dai suoi nemici. Tra questi Castro puntò il dito contro Luis Poseda Carriles, esule cubano con un passato da militare addestrato dalla Cia.   

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