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McCain spinge Obama a intervenire subito in Siria

John McCain, Lindsey Graham

Il leader repubblicano ha incontrato il presidente americano. Allarme del Commissariato Onu per i rifugiati: situazione drammatica, servono aiuti internazionali

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Gli appelli ad evitare una pericolosa escalation di violenza in Medio Oriente sembrano per ora destinati a restare inascoltati. Almeno è questa l'impressione dopo l'incontro a porte chiuse, avvenuto ieri sera alla Casa Bianca, tra il presidente Barack Obama e l'ex candidato repubblicano, il «falco» John McCain. Il senatore, capofila con il collega Lindsay Graham, presente all'incontro, di quanti sostengono un intervento armato in Siria, al termine del colloquio si è detto incoraggiato ma ha aggiunto che l'amministrazione ha ancora una lunga strada da percorrere per ottenere il via libera del Congresso. «Dobbiamo chiarire che un voto contrario all'intervento militare in Siria - ha aggiunto - avrebbe conseguenze catastrofiche» ora e nella futura crisi internazionale. McCain, che preme da oltre un anno per un'azione militare contro Damasco, ha aggiunto che l'amministrazione ora avrà più difficoltà, perché Assad «sta spostando le sue truppe». Dunque Mc Cain spinge per un'azione in tempi estremamente rapidi ma sarà decisiva, prima del voto del parlamento americano, che riaprirà lunedì dopo la pausa estiva, la riunione del G20 a San Pietroburgo. Lì sarà possibile intavolare contatti diplomatici diretti che evitino l'apertura di un conflitto dagli esiti imprevedibili. Certo, l'atteggiamento arrogante di Assad, con le dichiarazioni rilasciate al prestigioso quotidiano francese Le Figaro, non aiutano. Ma sarà necessario tentare ogni sforzo per trovare una soluzione a una guerra che sta stremando la popolazione siriana. Oltre alle vittime causate dalle armi, bisogna considerare il numero dei siriani costretti ad abbandonare le loro case. Secondo l'Alto Commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite (Unhcr) a Ginevra, gli sfollati sono ormai 6,25 milioni, il maggior numero di rifugiati di qualsiasi Paese nel mondo, circa un terzo dei 20 milioni di siriani che popolavano il Paese prima della guerra. L'Unhcr ha precisato che sono oltre due milioni i rifugiati all'estero. «La Siria è diventata la più grande tragedia di questo secolo», ha detto il commissario Onu Antonio Guterres. Domani a Ginevra è prevista una riunione a livello di ministri di Iraq, Giordania, Libano e Turchia per chiedere il sostegno di altri Stati per affrontare l'emergenza. Il presidente libanese Suleiman venerdì incontrerà Hollande durante il suo viaggio a Nizza per discutere della creazione di un fondo a sostegno dei rifugiati siriani nel Paese dei Cedri. Ovviamente i due leader affronteranno anche gli altri aspetti della guerra civile siriana e in particolare la posizione francese a sostegno di un intervento militare guidato dagli Stati Uniti contro il regime di Bashar al-Assad e le ripercussioni in Libano. I rifugiati nel Paese dei Cedri sono oltre 700.000, pari a oltre il 40% del totale della popolazione libanese. Un dato che pone problematiche a livello sociale, politico e di sicurezza. L'Unhcr sottolinea che degli oltre due milioni di rifugiati siriani, un milione ha lasciato il Paese solo negli ultimi sei mesi. «In Siria si assiste a un'emorraggia di donne, bambini e uomini che varcano il confine spesso con meno di una valigia di vestiti», si legge nel comunicato diffuso dall'Agenzia. Circa la metà di coloro che sono stati costretti a lasciare la Siria per via del conflitto in corso dal marzo 2011 sono bambini, di cui circa tre quarti con meno di 11 anni. Solo 118.000 sono in grado di proseguire una qualche forma di istruzione in un altro Paese e solo un quinto ha ricevuto una sorta di assistenza. Per questo l'Onu mette in guarda dal rischio di una «gerenazione perduta» riferendosi ai bambini rifugiati non in grado di contribuire alla ricostruzione del futuro della Siria. Quello che serve, ha ribadito l'Unhcr, è un «sostegno internazionale su larga scala» per aiutare i Paesi vicini alla Siria a far fronte alla situazione. Al momento è stato raccolto solo il 47% dei fondi necessari per soddisfare i «bisogni base dei rifugiati», ha detto l'Unhcr.

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