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Siria: strage nella città costiera di Banyas

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Centinaia di morti tra cui donne e bambini. Migliaia di sfollati in fuga. Dura condanna della Farnesina. Obama non prevede l'invio di truppe statunitensi sul terreno

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La lunga scia di orrore e morte in Siria fa registrare la fuga di migliaia di siriani dalle zone costiere nel centro del Paese nei pressi della città di Banyas e del villaggio di Baida, dove la Coalizione nazionale siriana ha denunciato «che le forze di Bashar al-Assad sono direttamente coinvolte» nell'uccisione di «almeno 150 persone, donne e bambini compresi». Secondo gli attivisti, il villaggio sunnita di Baida è stato colpito giovedì dalle forze del regime di Damasco, che hanno massacrato almeno 50 civili, tra cui donne e bambini. Stesso scenario è poi stato denunciato, anche tramite video postati online, nel quartiere di Ras al-Nabaa nella vicina città costiera di Banyas. Responsabili dei massacri sarebbero le milizie pro governative note come Shabbiha. La Bbc sottolinea la forte dimensione settaria di questi attacchi. «I massacri perpetrati contro civili a Banyas suscitano orrore, e testimoniano in termini drammatici il livello di violenza raggiunto dal conflitto in Siria, che continua a mietere vittime innocenti, anche fra le donne e i bambini» ha affermato in una nota il ministero degli Esteri italiano. La Farnesina sottolinea che «i costi umanitari di una spirale di violenza della quale il regime è responsabile hanno assunto proporzioni intollerabili. Nell'aspettativa che i colpevoli siano presto chiamati a risponderne di fronte alla giustizia - prosegue la nota - l'Italia condanna fermamente questi crimini odiosi, che richiamano la comunità internazionale al dovere di perseguire ogni strada possibile per propiziare una soluzione politica a guida siriana del conflitto, con l'uscita di scena di Assad». Intanto il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha dichiarato, nel corso di una conferenza stampa a S. José di Costa Rica, dove era in visita, che non prevede l'invio di truppe di terra americane in Siria. Le dichiarazioni di Obama sono giunte qualche ora dopo che si era diffusa la notizia di un attacco israeliano in territorio siriano avvenuto nella notte fra giovedì e venerdì, apparentemente per prendere di mira un deposito di armi, ma non di armi chimiche. Israele ha poi confermato l'attacco, smentito invece dal regime di Damasco che parla di guerra psicologica. Obama ha aggiunto che, in quanto comandante in capo, non gli piace escludere delle cose, ma «non prevedo uno scenario in cui soldati sul territorio in Siria, stivali americani sul terreno, sarebbero positivi non solo per gli Stati Uniti ma anche per la Siria». Il presidente ha aggiunto che i leader regionali che ha consultato in Medioriente sono d'accordo con lui. Le dichiarazioni di Obama sono in linea con il sentimento prevalente a Washington, considerato anche che dopo lunghe guerre in Afghanistan e Iraq, un altro intervento nell'area potrebbe ulteriormente infiammare il sentimento anti-americano. Anche il senatore repubblicano John McCain, tra i principali antagonisti di Obama sul tema Siria, ha detto di non essere favorevole a un invio di truppe Usa, affermando che è «la cosa peggiore che gli Usa possano fare adesso». Obama ha spiegato che comunque continuerà a fare pressione sul governo siriano in altri modi, come per esempio proseguendo con l'invio di aiuti umanitari all'opposizione.

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