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Anche l'Ocse promuove l'italia: raddoppiate le stime del Pil nel 2023

Gianluca Zapponini
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Turbo Italia. Non è uno slogan, ma la verità dei numeri. In questi giorni il governo Meloni ha incassato sostanziali e formali promozioni dalla maggior parte delle istituzioni, alcune battenti tricolore, altre no. Bankitalia, il Fondo monetario internazionale, Moody’s, l’Istat. E ieri, l’Ocse, che per la precisione è un ente francese. Tutti concordi nel dire che sì, l’Italia cresce più delle previsioni e viaggia a un passo più veloce di Francia e Germania, bacchettone per tradizione verso lo Stivale ma ora decisamente più anemiche. Ma ora tutto è ribaltato. E così, anche l'Ocse ha rivisto al rialzo le previsioni di crescita economica globali e dell’Italia, in particolare per quest’anno. Sulla Penisola, ora la stima sul Pil 2023 è del +1,2%, praticamente raddoppiata rispetto a quanto indicava lo scorso 17 marzo. E pensare che il Documento di economia e finanza redatto dall’esecutivo tre mesi or sono, inchiodava la crescita italiana all’1% nel 2023. Sul 2024 è invece confermata l’attesa di un più 1%.

 

 

E buone nuove anche sul fronte dei prezzi, in questi mesi o nemico pubblico numero uno della crescita, oltre che cherosene per la Bce e la sua politica monetaria decisamente oltranzista. Per l’inflazione, dopo l’8,7% dello scorso anno, l’Ocse prevede una moderazione al 6,4% sulla media del 2023, sempre in Italia, e un ulteriore rallentamento al 3% nel 2024. Non è tutto. Secondo l'ente parigino, il tasso di disoccupazione resterà invariato all’8,1% sia quest’anno che il prossimo. Un livello contenuto in base ai precedenti storici, mentre «i posti liberi sono elevati e l’occupazione continua a crescere vigorosamente nonostante un calo della popolazione in età lavorativa», recita il capitolo sull’Italia dell’Economic Outlook. Ma attenzione alle bucce di banana, si veda il Pnrr.

 

 

Qui l’Ocse rileva diffusi ritardi sulle spese dei piani del Pnrr e chiede al governo italiano di sostituire «i progetti irrealizzabili» con altri. Guardando alla spesa cumulata a fine 2022 del Pnrr «circa il 50% è al di sotto dei piani iniziali», prevalentemente a riflesso di «ritardi sull’attuazione degli investimenti dei progetti di investimento pubblico». La priorità dovrebbe essere insomma «di rimpiazzare rapidamente i progetti irrealizzabili con piani realizzabili e rafforzare la capacità della Pubblica amministrazione di gestire efficientemente e attuare i progetti di spesa pubblica previsti dal Pnrr». Qui l’esecutivo dovrà essere accorto, sfruttando a pieno il capitale fin qui accumulato. Tutto questo mentre iniziano a farsi sentire gli effetti della stretta monetaria e le misure di aiuto a imprese e famiglie contro il caro energia vengono progressivamente rimosse. Ma per l’Ocse tale linea «leggermente restrittiva appare ampiamente appropriata».

 

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