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Tax freedom day, dall'8giugno gli italiani non lavoreranno più per pagare le tasse

Christian Campigli
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Uno dei temi, il principale insieme a sicurezza, lavoro e immigrazione, che determineranno il trionfo o la sconfitta dell'attuale governo. Una pressione diventata, in particolar modo per alcune categorie, insopportabile. E che, spesso, non corrisponde a un livello adeguato dei servizi pubblici offerti ai cittadini. “Oggi terminiamo di lavorare per il fisco e domani festeggiamo il Tax Freedom Day, ovvero la giornata in cui i contribuenti italiani dovrebbero finire di pagare le tasse, nel caso in cui decidessero di anticipare al fisco i soldi che lo stesso ci chiede nel corso di questo 2023”. Parole che lasciano poco spazio all'immaginazione, quelle messe, nere su bianco dalla Cgia di Mestre.

 

 

 

“Dopo 158 giorni dall’inizio dell’anno, nei quali in linea teorica abbiamo lavorato per adempiere alle scadenze di pagamento previste dal fisco, i restanti 207 giorni che ci separano dal 31 dicembre lavoreremo per noi stessi”. La stima del Pil nazionale prevista quest’anno (2.018.045 milioni di euro) è stata suddivisa per 365 giorni, ottenendo così un dato medio giornaliero (5.528,9 milioni di euro). Di seguito sono state recuperate le previsioni di gettito delle imposte, delle tasse e dei contributi sociali che i percettori di reddito verseranno quest’anno (874.132 milioni di euro) e sono state rapportate al Pil giornaliero. Il risultato di questa operazione ha consentito all’Ufficio studi della Cgia di calcolare il tax freedom day del 2023 dopo 158 giorni dall’inizio dell’anno, ovvero l’8 giugno. Nel 2022 solo la Francia e il Belgio hanno registrato un peso fiscale superiore al nostro. Se a Parigi la pressione fiscale era al 47,7 per cento del Pil, a Bruxelles si è attestata al 45,1 per cento. Da noi, invece, ha toccato la soglia record del 43,5 per cento. Tra i 27 dell’Ue, l’Italia si è piazzata al terzo posto. La Germania, invece, si è posizionata al 9° posto con una pressione fiscale del 41,9 per cento, mentre la Spagna la scorgiamo al 12° posto con il 38,5 per cento. La media dei Paesi dell’Area dell’Euro è stata del 41,9 per cento. Nel 2005 la pressione fiscale si attestò al 39 per cento e ai contribuenti italiani fu sufficiente raggiungere il 23 maggio (142 giorni lavorativi) per lasciarsi alle spalle l’impegno economico richiesto dal fisco. Il record negativo è stato toccato il 2022, allorché la pressione fiscale ha raggiunto il record storico del 43,5 per cento e, di conseguenza, il giorno di liberazione fiscale è stato il 9 giugno.

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