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Bce alza il costo del denaro: così l'Ue mina la crescita e impoverisce i cittadini

Filippo Caleri
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Mentre il governo Meloni punta tutte le sue carte, e anche i denari che ha a disposizione, sui ceti meno abbienti, ovvero su quel che resta della classe media, dall’Europa arrivano solo frustate. E non solo per le rate del Pnrr, il Piano di ripresa e resilienza europea, centellinate ed erogate con il contagocce, ma anche per le decisioni di politica monetaria della Banca centrale europea che, con i continui rialzi dei tassi di interesse, può vanificare ogni sforzo dell’esecutivo per attenuare gli effetti della crisi sulle famiglie italiane. Oggi la Eurotower porterà, con ragionevole certezza, il costo del denaro al 3,75%. Un aumento di 25 punti base che segue una lunga scia di aumenti iniziati lo scorso anno quando il denaro era praticamente a zero. Una mossa per battere l’inflazione, scoraggiando consumi e investimenti, da parte di imprese e famiglie. Il raffreddamento degli acquisti, secondo la teoria economica, può consigliare le imprese a offrire prodotti a prezzi più bassi portando sollievo al carovita. Questa la ricetta. Che non tiene conto però che, per fermare l’erosione del potere d’acquisto determinato dall’aumento del livello dei prezzi, si introducono i germi della recessione. Che una volta avviata è difficile da fermare.

 

 

Insomma per fermare il demone inflattivo il rischio è quello di frenare l’economia e impoverire la ricchezza prodotta. Che si riduce in più modi. Innanzitutto con i mutui. L’impatto su una rata media dei rialzi è stata quantificata in oltre 200 euro rispetto all’inizio del 2022. Il costo medio oggi è di quasi 700 euro per circa 120mila euro di fido ipotecario. Una situazione che svuota i budget delle famiglie e scoraggia i nuovi acquisti di case, deprimendo così il mercato degli immobili. Sì perché a febbraio i tassi sui nuovi mutui erano già sopra il 4% e da domani saranno ancora più elevati. Denaro più caro ha anche un effetto negativo sulle imprese che riducono l’ammontare di debito richiesto per non sovraccaricare il loro conto economico. Questo, se consente una selezione più accurata dei progetti, significa anche meno investimenti complessivi e meno occupazione creata.

 

 

C’è anche un altro effetto collegato al rialzo del costo del denaro. Un tasso di riferimento più alto spinge gli investitori a chiedere rendimenti più alti allo Stato che emette debito sotto forma di Bot, Btp e Cct. Gli interessi riconosciuti sono già saliti dopo le ultime manovre della Eurotower, e probabilmente lo faranno ancora: nelle ultime aste pubbliche per far sottoscrivere i Btp quinquennali è stato necessario garantire un interesse in aumento al 3,77% e del 4,42% per i titoli decennali. Anche sul mercato secondario il tasso dei buoni del Tesoro viaggia stabilmente sopra il 4%. Morale: il costo del debito tende a diventare sempre più pesante. E siccome per pagarlo non può essere emesso altro debito, alla fine i maggiori oneri sottraggono una parte delle imposte pagate a detrimento dei servizi offerti dallo Stato, come la sanità ad esempio. Non proprio una panacea per il nostro Paese il cui debito pubblico viaggia stabilmente sopra i 2700 miliardi di euro. Va bene combattere il carovita ma la stretta della Lagarde può causare qualche problema alla stabilità finanziaria e soprattutto tarpare le ali all’economia italiana, che nonostante la zavorra continua a tirare.

 

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