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Consiglio dei Ministri, stop alla cessione dei crediti fiscali

Filippo Caleri
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Fine dei giochi per il superbonus 110%, fonte di ricchezza per molti ma rimasto incagliato sul meccanismo infernale della cessione dei crediti fiscali. Il secondo articolo del decreto legge «Misure urgenti in materia di cessione di crediti d’imposta relativi agli incentivi fiscali» approvato dal cdm di ieri non lascia spazio a nessun tipo di equivoco. La possibilità di effettuare lavori cedendo i crediti concessi dal fisco al sistema finanziari non c’è più.

Il testo recita chiaramente:«Stop sconto in fattura e cessione del credito al posto della detrazione: dall’entrata in vigore del decreto per gli interventi legati ai bonus edilizi non potranno più essere utilizzate le opzioni dello sconto in fattura e della cessione del credito al posto della detrazione. Fanno eccezione gli interventi per cui sia già stata presentata la Cila prima dell’entrata in vigore del decreto». Una decisione non facile perché mette ordine nel caos creato dagli incentivi creati durante il governo giallo verde ma lascia in difficoltà molte imprese che non riusciranno più a trasformare il credito col fisco in liquidità. Così non sembra secondo le parole del ministro Giancarlo Giorgetti secondo il quale «il decreto ha un duplice obiettivo: cercare di risolvere il problema delle imprese edili per l’enorme massa di crediti fiscali incagliati, e mettere in sicurezza i conti pubblici». Per trovare una soluzione il governo ha già messo in agenda un incontro lunedì con le associazioni di categoria e le imprese per valutare gli effetti del decreto. Non sarà l’unico problema da affrontare perché la nuova norma introduce anche il divieto di acquisto dei crediti di imposta relativi agli incentivi fiscali per gli enti territoriali. Un divieto che secondo Bonaccini (Pd) «significa condannare alla chiusura decine di migliaia di imprese, fermare almeno 100mila cantieri».

Il consiglio dei ministri ha approvato misure che riguardano governance e ulteriori semplificazioni per il Pnrr. La novità più importante, oltre alla necessità di accelerare la realizzazione delle opere riducendo vincoli e autorizzazioni, è il cambio di governance, con la regia del piano che passa a Palazzo Chigi e a una nuova struttura con quattro direzioni generali e un coordinatore. Non solo cambio anche nella governance.«Con questo decreto il governo procede alla soppressione dell’Agenzia della coesione e alla riorganizzazione di questa competenza all’interno del dipartimento delle Politiche di coesione e alla soppressione dei due nuclei esistenti accorpandoli in uno e riducendo di 20 unità il numero delle persone coinvolte».
 

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