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Lo Zar Putin non apre il rubinetto del gas. Ma le bollette rischiano un altro boom

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Energia, bolletta del gas

Rincari in vista

Filippo Caleri
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Lo zar Putin non manda il gas in Europa come promesso. E il rischio è che le bollette registrino presto una nuova fiammata.  L’impegno della Russia che a fine ottobre, di fronte all’impennata delle quotazioni dell’oro blu, aveva assicurato che a partire dall’8 novembre avrebbe iniziato il riempimento degli stoccaggi europei non si è avverato. Per ora il metano non arriva.  E non perché manchi ma anche per un fattore geopolitico visto che gli osservatori scommettono che i rubinetti resteranno chiusi finché Bruxelles non avrà dato il via libera definitivo al Nord Stream 2, l’infrastruttura che dall’ex Unione Sovietica porta il combustibile nei paesi del Nord e in Germania. Proprio per questo motivo la tensione sui prezzi è tornata a farsi sentire. In Europa continentale le quotazioni sono schizzate fino a un +10% mentre il benchmark britannico per la consegna di dicembre è aumentato del 6% a 2,03 sterline per therm. Negli ultimi giorni, grazie alle rassicurazioni russe, i prezzi erano scesi leggermente dai massimi record di ottobre.

 

 

I trader e gli analisti guardano al fatto da oggi Gazprom dovrebbe iniziare a riempire gli stoccaggi in Europa, situati in Germania e Austria, lasciati scendere a livelli insolitamente bassi nei mesi scorsi, fanno notare. Finora tuttavia non c’è stato un aumento significativo dei flussi e Gazprom non ha prenotato alcuna capacità aggiuntiva per il mese. Sebbene il gruppo russo possa prenotare capacità alle aste giornaliere, i trader hanno affermato che la calma finora registrata è un segno che i flussi russi verso l’Europa occidentale rimarranno limitati anche con l’inizio dell’inverno.

 

 

A prescindere dal flusso degli approvvigionamenti il tema resta quello dei rincari continui che rischiano di far lievitare il costo delle bollette e di contribuire alla ripresa dell’inflazione per lungo tempo scomparsa dalle economia occidentali. A segnalare la possibilità di una frenata dei consumi causa inflazione è stata ieri segnalata dalla Confcommercio che ha quantificato in una diminuzione della spesa di 5,3 miliardi di consumi con un tasso di aumento dei prezzi del 4%

 

 

 

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