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Reddito di cittadinanza e pensioni, sulle tasse è già scontro

Filippo Caleri
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Vista l’esiguità delle risorse per tagliare le tasse, e soprattutto l’affidamento al Parlamento del destino degli 8 miliardi del fondo in manovra dedicato, tra la riduzione dell’Irap e quella dell’Irpef, era inevitabile che le schermaglie tra industriali, sindacati e partiti diventassero subito un autentico braccio di ferro. Ad aprire le danze è stato ieri il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che ha bocciato la manovra per aver buttato risorse sul reddito di cittadinanza e pensioni. Uno spreco perché per gli industriali è più utile «un energico taglio contributivo» per aiutare soprattutto giovani e donne a trovare lavoro. Insomma la coperta è corta e non si possono accontentare le diverse istanze in campo. Che non sono tra loro conciliabili. La Lega di Salvini ha già stilato il suo elenco per destinare le risorse appostate nella legge di Bilancio alle partite Iva, agli autonomi e artigiani. E per mettere ben in chiaro che le priorità sono queste ha annunciato che nel prossimo incontro settimanale con Draghi definirà a chi applicare il taglio e la sua grandezza. Diversa la posizione del Partito democratico che punta a un intervento concentrato principalmente sui lavoratori dipendenti, con un abbassamento dell’Irpef che riduca il cuneo fiscale. I Dem mettono sul tavolo anche la proposta di tagliare il Cuaf (Contributo dei datori di lavoro agli assegni familiari) che vale circa 1,7 miliardi al posto della riduzione sull’Irap alle imprese. Una soluzione che servirebbe a compensare le aziende più piccole dell'aumento dei costi degli ammortizzatori.

 

 

 

 

 

Il grosso dell’intervento però sarebbe da destinare all’Irpef. Il responsabile economico del Pd, Antonio Misiani, ha indicato nelle «detrazioni da lavoro dipendente e nel bonus di 100 euro la via maestra da perseguire». In realtà al Tesoro e a Palazzo Chigi si ragiona anche su aliquote e scaglioni Irpef. Ma per ora non c’è chiarezza. Per questo Italia Viva con Luigi Marattin ha chiesto al governo la convocazione al più presto di un tavolo «permanente» sul fisco anche per coordinare gli interventi con quelli della delega fiscale, che inizierà il suo iter alla Camera la prossima settimana. Mentre sul fisco tanta è ancora la confusione, il governo sta per aprire il dossier richiesto dall’Europa per regolare la concorrenza. Dopo tanti rinvii il consiglio dei ministri per discutere il testo potrebbe essere convocato domani. E per sciogliere gli inevitabili nodi l’assise potrebbe essere preceduta da una cabina di regia. Per ora ci sono state solo riunioni tecniche a Palazzo Chigi con i singoli ministri interessati tra i quali Mariastella Gelmini, Roberto Speranza e Giancarlo Giorgetti.

Il provvedimento sulla concorrenza dovrebbe contenere misure sulla fibra ottica, sui servizi pubblici locali, sulla trasparenza delle gare del gas. Tra i dossier che dovrebbero essere toccati ci sono anche le gare per le concessione delle aree demaniali portuali. L’accelerazione per la diffusione delle colonnine di ricarica per le auto elettriche e le autorizzazioni per gli impianti di smaltimento dei rifiuti. Tra i nodi ancora da sciogliere, ma sui quali sarà difficile trovare la quadra, ci sono le concessioni balneari e gli ambulanti, argomento a cui tiene in maniera particolare il Carroccio.
 

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