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Pensioni, il diktat di Confindustria al governo. Carlo Bonomi: "Quota 100 è stata un furto"

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Rilancia un patto tra le parti sociali che rimetta il Paese nel solco di uno spirito di collaborazione, ma soprattutto chiede al governo di accelerare sulla riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive sul lavoro ricordando che lo stop al blocco dei licenziamenti "malgrado una vulgata diffusa ma non veritiera", non ha prodotto nessuna corsa in questo senso.

All'assemblea annuale di Confindustria, alla presenza del premier Mario Draghi, il presidente Carlo Bonomi spazia a 360 gradi su tutti i temi della politica economica e sociale in agenda ma riserva un'attenzione particolare ai temi del lavoro. E spiega: "La riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive è stata rinviata perché si pensava che il blocco per legge dei licenziamenti fosse la panacea. Una sciocchezza. Plurima". E questo sia perché "non ha impedito che nel 2020 un milione di occupati abbia perso il lavoro, sia perché ha alimentato la tesi ancor più infondata che abolendo il blocco ci sarebbero stati a quel punto milioni di licenziamenti. A luglio invece caduto il blocco la corsa a licenziamenti non c'è stata affatto".

Sugli ammortizzatori il presidente di Confindustria rilancia: "Proprio perché il nuovo ammortizzatore universale dev'essere di tipo assicurativo, allora tutti i nuovi soggetti beneficiari lo devono pagare in proporzione all'utilizzo. E se i partiti non vogliono dirlo per ragioni elettorali noi dell'industria non possiamo accettare di restare a far da bancomat come accade già con la Cig, e aggravando per di più la spesa per i contribuenti: ha pienamente ragione il Mef su questo".

Ma più in generale è sulla questione lavoro che Bonomi chiede uno scatto. "E' un tema su cui ci è voluta tutta la pazienza di cui siamo capaci, per non reagire male al fatto che le nostre proposte, presentate nel luglio del 2020, sono rimaste ora come allora in un cassetto e non vi è ancora un testo di legge su cui poterci confrontare. Prive della possibilità di un confronto diretto".

Massima attenzione anche sul nodo delle delocalizzazioni e sulla riforma delle pensioni. Sul primo punto Bonomi ricorda che "Confindustria è stata la prima a sostenere che licenziamenti via mail o whatsapp non sono una strada percorribile. Se la logica del decreto delocalizzazioni è questa viene meno per quel che ci riguarda la necessità di un decreto". In ogni caso chiede "di evitare logiche punitive, facendo prevalere la possibilità di sedersi intorno a un tavolo per trovare le soluzioni. Basta però - ha aggiunto con un riferimento alla vicenda Gkn - che poi tutte le parti decidano di sedersi veramente a quel tavolo. Cosa che talvolta non avviene."

Nuovo 'no' infine a una riproposizione di quota 100 per la riforma delle pensioni. "L'intervento sulla previdenza - spiega - non può risolversi in una Quota 100 travestita, applicata magari ai 63enni invece che ai 62enni. Se volete un confronto su agevolazioni per i soli lavori usuranti, parliamone pure. Ma usuranti davvero, non l'ennesima salvaguardia dopo la raffica adottata in questi ultimi anni, che nulla aveva più a che fare né con gli esodati della Fornero, né con lavori realmente usuranti. Quel che sembra a noi è che gli oneri del sistema contributivo andrebbero riorientati finalmente al sostegno e all'inclusività delle vittime ricorrenti delle crisi italiane: cioè giovani, donne e lavoratori a tempo, invece che essere bruciati sull'altare del fine elettoralistico di prepensionare chi un lavoro ce l'ha. Quota 100 è stata un furto ai danni dei soggetti fragili del nostro welfare squilibrato, e può e deve davvero bastare così".

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