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Reddito di cittadinanza, la proposta del ministro Giorgetti spacca i partiti: "Chi lo prende lavori"

Filippo Caleri
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Reddito di cittadinanza si. Ma, chi lo prende, restituisca qualcosa in cambio alla collettività. La linea di mediazione sul reddito di cittadinanza potrebbe essere questa tra le posizioni più radicali che si dividono tra abolizione totale o mantenimento dell'attuale formula. A lanciarla è stato ieri il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti che si è inserito nel dibattito che infuria da giorni sulla revisione della misura bandiera dei grillini: «Dobbiamo cominciare a ragionare di lavoro di cittadinanza. La costituzione italiana recita che è il lavoro che ci rende pienamente cittadini. Lo sforzo è di trasformare il reddito di cittadinanza in lavoro di cittadinanza». Una posizione che sarà difficile far ingoiare al M5s.

«Il Movimento 5 Stelle - assicura il presidente della Camera, Roberto Fico - difenderà il reddito di cittadinanza perché è stata una misura importantissima per le persone in difficoltà, una misura ottima che ha dato un valo re importante a tutti coloro che avevano bisogno. Se ci sono dei miglioramenti da fare si faranno, ma il reddito rimane». Gli ha fatto eco il presidente del Movimento, Giuseppe Conte, secondo cui l'abrogazione «sarebbe la rottura di un patto ma non è nell'ordine delle cose, Draghi ha già detto che condivide l'idea, punto». Dall'altra parte della barricata a chiedere una soluzione tranchant è stata la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Melo ni, che dal Forum di Cernobbio aveva attaccato parlando di «metadone di Stato».

Ieri la Meloni è tornata sul punto. «Il reddito di cittadinanza? Noi di Fratelli d'Italia siamo contrari a una misura che non serve ad uscire dalla povertà ma che al massimo mantiene quelle persone nella loro condizione di povertà. È il lavoro, la possibilità di avere un futuro diverso e migliore, che producono dignità, per questo Fdi continuerà a lavorare contro il reddito di cittadinanza». A rincarare la dose il segretario della Lega, Matteo Salvini, che è uscito allo scoperto: «Il reddito di cittadinanza ha portato solo problemi: lavoro nero e disoccupazione. Lavoreremo per modificarlo o cancellarlo».

E il leader di Italia viva, Matteo Renzi, che ha lanciato nei giorni scorsi l'idea di un quesito referendario per l'abolizione del reddito di cittadinanza, non le ha mandate a dire: «Io in sintonia con Salvini e Meloni sul reddito di cittadinanza? Questo mi crea un certo stupore. Salvini ora lo vuole abolire ma è lo stesso che lo ha messo nel governo gialloverde. Allo stesso tempo mi colpisce l'atteggiamento del Pd che alle elezioni aveva detto no e si al Rei, la misura introdotta dal mio governo e poi da quello Gentiloni».

Dal Partito democratico è arrivato ancora una volta l'invito a migliorare la misura voluta e deliberata dal primo governo Conte, ma nessuno è per la cancellazione. «Il reddito di cittadinanza va migliorato e aumentato lo sforzo per uscire dalla povertà col lavoro. Proporre di abolirlo rimuove i problemi, non li risolve» ha avvertito il deputato dem Graziano Delrio. E il governatore dell'Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, ha sottolineato: «Così com' è concepito va rivisto, perché non ha assolto molti degli obiettivi che si era po sto, ma non mi convince la sua cancellazione, su cui non sono d'accordo».

Sempre nel campo del centrodestra, invece, l'azzurra Licia Ronzulli, responsabile di Forza Italia per i rapporti con gli alleati, non ci sta: «Difendere a tutti i costi il reddito di cittadinanza che, così come è stato congegnato, finisce nelle tasche anche di furbetti e malavitosi, significa voler continuare a inseguire quel populismo sfrenato in nome del quale è nata questa fallimentare misura».

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