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Conto corrente arancio, "chiudono i bancomat". La rivoluzione Ing fa tremare gli italiani

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Può essere solo un sassolino. Ma spesso, una piccola pietra che inizia a rotolare su un crinale di una montagna può generare una valanga. Accade così che è bastato che una grande banca, la olandese Ing, nota ai più per l’economico Conto corrente arancio, chiudesse i suoi bancomat nelle filiali per scatenare illazioni sulla possibile estinzione del contante nella maggior parte delle transazioni dei cittadini.

Dal primo luglio, intanto, l’istituto di credito “arancione” chiuderà tutti i suoi Atm in Italia (attualmente una sessantina) e scompariranno tutte le casse automatiche presenti nelle filiali. Per i clienti i disagi saranno minimi. Già oggi quelli che usano Ing da anni continuano a prelevare, vista l’esiguità dei numeri di apparecchi, sugli sportelli delle altre banche non pagando commissioni se la somma richiesta supera i 50 euro. Per gli importi inferiori si paga una commissione di 50 centesimi. Insomma per ora i cambiamenti sono limitati. Ma siccome nel mondo bancario i fenomeni imitativi sono molto presenti trattandosi di mercati maturi e ad alto tasso di concorrenza, i clienti iniziano a domandarsi se la mossa della Ing si configuri come un caso isolato o sia l’inizio di un cambiamento epocale nelle abitudini di pagamento.

Il ragionamento è semplice. Vista la facilità di accesso al contante, della quale oggi si gode attraverso gli sportelli automatici di banconote, basterebbe ridurne nel tempo la presenza e la numerosità per spostare velocemente la gran parte dei pagamenti sulle tecnologie digitali (carte, smartphone e altro). A vantaggio ovviamente delle innumerevoli piattaforme che consentono il trasferimento dei fondi relativi agli acquisti sulle reti web.

Certo non si può immaginare che il cosiddetto “switch” del contante con la moneta elettronica si completi in un tempo breve. Anche perché decisioni del genere si scontrerebbero con il pensiero ancora dominante nelle autorità bancarie europee che continuano a predicare la necessità della contemporanea presenza di cash e digitale nei pagamenti per non creare asimmetrie e distorsioni sul mercato. La cautela è dunque d’obbligo. Ma quello che è pacifico che le grandi rivoluzioni inizino sempre con il lancio della prima pietra. Per ora quella piccola lanciata a Ing. Ma chissà che tra qualche anno, se la politica non ci mette la testa, la cartamoneta faccia  bella mostra di sé solo negli album dei collezionisti.

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