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Arriva un nuovo Recovery: il piano in Parlamento non va. Ministeri al lavoro

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Filippo Caleri
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Il Piano nazionale di ripresa e resilienza presentato dal governo al Parlamento è stato ampiamente analizzato dai membri delle commissioni competenti. Un’analisi che ha portato anche alla stesura di una relazione delle commissioni riunite che dovrà essere votata in Aula probabilmente domani. Ma tutto questo lavoro rischia di essere vano. Già, secondo le indiscrezioni raccolte da Il Tempo, il testo con le proposte sui quali si è appuntato il lavoro dei parlamentari è basato sul lavoro presentato dal governo Conte e aggiornato in velocità dal ministero dell’Economia a guida Daniele Franco.

Ebbene nonostante le ultime modifiche apportate, il Recovery italiano, continua a fare acqua da tutte le parti. E pare se ne siano accorti anche i parlamentari che lo hanno esaminato. Stando alle bozze delle loro osservazioni gli stessi hanno messo in evidenza le manchevolezze sui tempi e obiettivi dei progetti presentati. Insomma si sono accorti anche loro che l’impianto generale era molto esile. Poco male. Il governo Draghi ha pragmaticamente evitato polemiche e ha adottato una strategia più semplice. Da giorni, secondo quanto risulta, i dipartimenti tecnici dei principali ministeri interessati a usare i fondi del piano di resilienza Ue sono al lavoro per scrivere la parte di loro competenza. Chi meglio del dicastero che si occupa di una determinata materia può elaborare infatti progetti nella stessa? Ed è proprio questa la linea che Draghi sta seguendo insieme al ministro Franco che, a via XX settembre, attende le carte da ogni braccio dell’amministrazione per raccordare e collegare in maniera razionale tutti gli elementi.

I tempi però sono stretti. Già al ritorno dalla pausa pasquale il periodo utile per presentare il Recovery si riduce a circa tre settimane. Che per i tempi della burocrazia sono praticamente attimi. Così non ci sarebbe spazio per ripresentare alle Camere la bozza rivista e aggiornata. E, sempre secondo quanto risulta a Il Tempo, la strategia seguita sarebbe quella di evitare un secondo passaggio del piano in Parlamento. Che si dovrebbe accontentare (e dare dunque un ok sulla fiducia) di un’informativa del premier Draghi sul nuovo Recovery verso la fine di aprile. Giusto il tempo per portare a conoscenza deputati e senatori dei cambiamenti e delle novità prima di impacchettare il dossier e inviarlo a Bruxelles che lo attende entro il 30 aprile. A scartare la missiva ci sarà la presidente della Commissione, Ursula von Der Leyen, che insieme agli altri commissari inizierà le valutazioni che dovrebbero concludersi alla fine dell’estate. Condizione che dovrebbe portare i primi flussi di cassa, come ha già anticipato il ministro Franco nella sua audizione sul piano europeo alle Camere, a settembre.

Non ci sarà dunque lo sgarbo istituzionale. La scelta di riscrivere il piano è stata dettata da imprecisioni e scarsità di dettagli nella prima bozza. E l’accorgimento di evitare un secondo passaggio parlamentare servirebbe a lasciare il maggior tempo e la massima tranquillità possibile ai vari uffici dell’amministrazione incaricati dello studio e della scrittura dei vari pezzi di loro competenza. L’obiettivo è fare presto e bene.

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