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La Dadone lascia a casa uno statale su tre. A lavorare al computer

La pubblica amministrazione del dopo Covid-19

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Nel mare magnum degli statali, tra i quali molti hanno tanta voglia di lavorare e qualcuno ( si spera sempre meno) interpreta il lavoro come passatempo, arriva la prima indicazione sul futuro dello smart working nel pubblico impiego. E se per qualcuno il lavoro da remoto in tempi di lockdown è stata l'occasione per imboscarsi definitivamente ora deve attendere la sorte per capire se potrà restarci ancora a lungo. Ad annunciare che anche per i travet si sta tornando alla normalità è stata la ministra Fabiana Dadone che ha però lasciato aperta la porta al lavoro da casa. Che restarà una chance per uno su tre circa. Anche se non è chiaro con quale modalità saranno scelte le risorse umane alle quali affidare lo smart working. «In questa fase c’è un parziale rientro all’interno degli uffici, se nella prima fase abbiamo tenuto tutti a lavoro da remoto, così da garantire i servizi, ora l’ottica è quella di un parziale rientro, attraverso delle separazioni, delle turnazioni, per evitare gli assembramenti, ma l’obiettivo è quello di mantenere l’esperienza del lavoro agile in una percentuale del 30% dei lavoratori» ha detto il ministro della Pubblica Amministrazione, Fabiana Dadone, intervenuta a Circo Massimo in onda su Radio Capital. «Vorrei - ha spiegato - che le pubbliche amministrazioni facessero una valutazione su quali sono i lavori che si possono fare da remoto e almeno la metà di quelli vengano fatti in questa modalità organizzativa di lavoro agile, che deve essere basata sull’ottica del risultato. Vorrei che il lavoro agile diventasse strutturale». «Non dico che debba essere superato completamente il cartellino - ha aggiunto -, dico che quando si è introdotto l’idea del cartellino si è fatto per garantire la presenza delle persone a lavoro, credo sia stata una battaglia che non ha sempre raggiunto l’obiettivo, che non era quello di tenere le persone ferme sulla scrivania ma era fargli produrre qualcosa. Da remoto, invece, ci saranno altre modalità di controllo legate al risultato che produce il lavoratore. Anche i dirigenti devono essere cambiare la loro visione avendo ben presente gli obiettivi giornalieri dei lavoratori». Insomma il Covid-19 ha cambiato la mentalità anche del settore che tradizionalmente viene etichettato meno produttivo. Ora il problema è capire se dal furbetto dei cartellini non si rischi di passare al furbetto della tastiera. 

 

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