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Il coronavirus porta il deficit al 10%

Le stime del governo nel Def: Pil a -8, debito al 155

Filippo Caleri
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Il governo rifà il conto del Coronavirus. E a quanto appare dal Def, il Documento di economia e finanza, il costo rischia di essere molto salato con una perdita di ricchezza di 126 miliardi, in termini percentuali mancherebbe a fine anno l'8% del Pil. Non solo. Per finanziare il sostegno a imprese e famiglie (anche se a oggi dei soldi promessi se ne sono visti ben pochi) il debito salirà al 155,7% del Pil e il deficit, cioè il disavanzo da finanziare con nuovi debiti, potrebbe attestarsi al 10,4%. Una doppia cifra dunque che comprende l'extradeficit fino a 55 miliardi che servirà a finanziare le nuove misure di sostegno, come quello del decreto aprile che già si può denominare dl maggio. Il governo che prevede che la profondità della crisi sarà protratta nel tempo. La ferita sul tessuto produttivo si esaurirà solo nel primo trimestre del prossimo anno. Fino ad allora - spiega il Def - bisognerà continuare con il distanziamento sociale e i protocolli di sicurezza per evitare il riaccendersi di nuovi focolai. Se non ci saranno recrudescenze il governo ipotizza un rimbalzo del Pil nel secondo semestre dell'anno grazie alla ripartenza graduale. In quel caso già nel 2021 si dovrebbe registrare un tasso da economia in via di sviluppo con un recupero del 4,7% e, soprattutto con l'eliminazione delle clausole di salvaguardia sull'Iva e delle accise. Intanto l'esecutivo lavora alla mitigazione del danni economici con misure ad hoc e a riforme, come quella fiscale, che dovranno riportare in un decennio il debito nel percorso di rientro europeo. Condizione imprescindibile per mantenere la credibilità sui mercati finanziari. In questi giorni più cauti in termini speculativi per la decisione della Bce di acquistare titoli spazzatura, con rating sotto la tripla B, proprio quello che potrebbe essere assegnato oggi all'Italia dall'agenzia Standard&Poor's. Ora la palla passa alla politica e in particolare alla maggioranza nella quale si registrano tensioni sulle scelte nella distribuzione delle risorse raccolte grazie allo scostamento di circa 3 punti percentuali in più del deficit che il Parlamento voterà all'inizio della prossima settimana. Prima va trovata un'intesa sugli interventi nel nuovo dl. Le divergenze si sono aperte in particolare con i grillini che spingono sul reddito di emergenza (che varrebbe 500 euro) fratello di quello di cittadinanza destinato ai più deboli. Gli alleati di governo temono che si possa sovrapporre ad altri interventi come i ristori per chi ha lavoro atipico o il nuovo sussidio per colf e badanti. Le tensioni si sono acuite in una riunione notturna, martedì scorso, tra gli esponenti della maggioranza e il ministro del Tesoro Gualtieri. Per appianarle si attende la sintesi del premier Giuseppe Conte e di Gualtieri con i capidelegazione prima del Consiglio dei ministri. Che a ieri sera non era stato però ancora convocato. Sul piatto del dl aprile anche le richieste di Italia Viva che ha chiesto il rinvio di sugar e plastic tax al prossimo anno. La cassa potrebbe arrivare alle imprese con lo sblocco dei crediti della Pa, circa 12 miliardi che si aggiungono ai 10 miliardi che dovrebbero arrivare sotto forma di ristori diretti per 8 miliardi alle piccole imprese, con meno di 10 dipendenti, e con altri 2 miliardi di aiuti per gli affitti e bollette più leggere. Il grosso delle risorse andrà al sostegno a lavoro e reddito: sarà rifinanziata la Cig e cassa in deroga per altre 9 settimane con 13 miliardi, 7 miliardi andranno all'incrementi da 600 a 800 euro del bonus per gli autonomi erogato anche ad aprile e a maggio. Mezzo miliardo servirà per la proroga dei congedi speciali e del bonus babysitter per le famiglie con i figli ancora a casa da scuola mentre circa 1,3 miliardi andranno al rafforzamento della Naspi e al sussidio per colf e badanti.

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