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Disastro coronavirus, Conte insiste sui coronabond. Ma l'Europa resta divisa

Silvia Sfregola
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Il tempo stringe, il governo ha l'urgenza di iniettare nel sistema economico nuove risorse. La strategia è decisa: 200 miliardi di prestiti garantiti fino "al 25% del fatturato delle imprese". Con un decreto ad hoc su cui sta lavorando il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, che sarà dunque stralciato dal prossimo decreto economico di aprile. Sarà "un impegno significativo, tra i più forti in Europa, che pensiamo di riuscire a realizzare nei prossimi giorni", assicura il responsabile del Mef. La strada del provvedimento, però, è ancora in salita, sebbene si lavori a ritmi serrati per smussare ogni angolo - nella maggioranza - e per convincere anche il centrodestra della necessità di riporre le sciabole, vista l'eccezionalità del momento. Nel frattempo c'è anche la partita in Ue da giocare. Il cambio di tono di Ursula Von der Leyen, con la gratitudine espressa all'Italia per gli sforzi fatti finora, con tanto di disponibilità a metter mano al portafoglio europeo - ad esempio con il lancio del programma Sure - viene giudicato come un "primo passo importante", ma non sufficiente. Conte insiste sui coronabond, ma sul punto c'è in atto uno scontro con le potenze del nord Europa che non mollano di un centimetro. Sta alla presidente della Commissione, dunque, trovare la sintesi. Ma anche per Bruxelles il tempo scorre impietosamente.

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