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"155 chiamate in un giorno". Megamulta a Tim per il marketing selvaggio

La decisione del Garante per la privacy: l'azienda dovrà pagare quasi 28 milioni di euro per la pratica scorretta dal 2017 ai primi mesi del 2019

Carlantonio Solimene
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Stop alle chiamate promozionali indesiderate e "ossessive". Fa rumore la decisione del Garante per la privacy di multare Tim per 27,8 milioni di euro per la pratica del "marketing telefonico selvaggio". «Numerose e gravi violazioni della disciplina in materia di protezione dei dati personali». Questo si legge nella pronuncia del Garante per la privacy. Si parla di attività di telemarketing che hanno interessato alcuni milioni di persone. Dal gennaio 2017 ai primi mesi del 2019 sono arrivate all'Autorità centinaia di segnalazioni relative, in particolare, alla ricezione di chiamate promozionali indesiderate effettuate senza consenso o nonostante l'iscrizione delle utenze telefoniche nel Registro pubblico delle opposizioni, oppure ancora malgrado il fatto che le persone contattate avessero espresso alla società la volontà di non ricevere telefonate promozionali. Irregolarità nel trattamento dei dati sono state lamentate anche nell'ambito dell'offerta di concorsi a premi e nella modulistica sottoposta agli utenti da Tim. Una persona è stata chiamata ben 155 volte in un mese. In circa duecentomila casi sono state contattate anche numerazioni "fuori lista", cioè non presenti negli elenchi delle persone contattabili di Tim. E le utenze di clienti di altri operatori, detenute da Tim in quanto gestore delle reti, sono state conservate per un tempo superiore ai limiti di legge e inserite, senza il consenso degli interessati, in alcune campagne promozionali. Oltre alla sanzione, l'Autorità ha imposto a Tim 20 misure correttive, tra divieti e prescrizioni. In particolare, ha vietato a Tim l'uso dei dati a fini di marketing di chi aveva espresso ai call center il proprio diniego a ricevere telefonate promozionali, dei soggetti presenti in black list e dei non clienti che non avevano dato il consenso. La società non potrà più utilizzare neanche i dati della clientela raccolti mediante le app My Tim, Tim Personal e Tim Smart Kid per finalità diverse dall'erogazione dei servizi senza un consenso libero e specifico, e dovrà inoltre rivedere il programma Tim Party e consentire l'accesso dei clienti a sconti e concorsi a premi eliminando il consenso obbligato al marketing. L'azienda è tenuta anche a verificare la procedura per l'attivazione di tutte le app, a specificare sempre, con linguaggio chiaro e comprensibile, i trattamenti svolti con l'indicazione delle finalità perseguite e delle modalità di trattamento utilizzate, nonché ad acquisire un valido consenso. 

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