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L'ad Acea Donnarumma: "Due miliardi di euro per Roma"

L'ad Acea Stefano Donnarumma

In cinque anni investimenti sulle reti della Capitale. Svolta sulle fontanelle in strada: "Riapriamo i nasoni"

Filippo Caleri
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Due miliardi di euro da investire sulla città di Roma. È il biglietto da visita che Acea presenta al suo territorio di riferimento. «Una dote finanziaria a disposizione per cinque anni e che consentirà non solo di modernizzare le reti elettriche e idriche, per portarle agli standard delle grandi metropoli europee, ma che rappresenta un'opportunità irripetibile per rimettere in moto l'economia della Capitale» spiega a Il Tempo, l'ad della multiutility capitolina Stefano Donnarumma. Tanti soldi. A cosa serviranno? «Nel piano industriale abbiamo previsto 3,1 miliardi di investimenti complessivi nei diversi settori. Ma solo a Roma ne saranno dedicati ben due. Degli 1,6 miliardi stanziati per l'idrico 700 milioni sono per l'acqua della Capitale, senza contare quindi la depurazione che è da considerare un capitolo a parte. Per le reti elettriche, fino al 2022, sarà speso circa un miliardo, mentre altri 200 milioni saranno destinati all'ambiente con la costruzione di nuovi impianti di trattamento dei rifiuti. Uno stanziamento che fa di Acea la più grande stazione appaltante del Centro Italia. Ma che soprattutto rimette in moto l'economia della città». Dunque Acea volano di sviluppo di una Roma che fa fatica a riagganciare la ripresa? «Sicuramente diamo un contributo fondamentale all'indotto romano. I lavori che affidiamo sono ad alto assorbimento di manodopera. Inoltre costruiamo infrastrutture e abbiamo bisogno di forniture rilevanti di materiale. La filiera industriale del territorio è quella che maggiormente potrà approfittare delle opportunità. Il nostro piano è un'occasione per rafforzare l'azienda e creare valore per gli azionisti ma anche una spinta poderosa al Pil del territorio e all'occupazione». Anche per i lavoratori impiegati direttamente da Acea? «Se l'azienda cresce, il beneficio si riflette su tutti. Anche sulle posizioni interne. Inoltre, vista la direzione presa dal piano industriale, non è escluso che si possano internalizzare alcune competenze oggi prese all'esterno. Penso a tutto quello che è legato alla fibra ottica e alle tecnologie avanzate che saranno una leva importante di sviluppo anche grazie all'intesa con Open Fiber». Con questi investimenti Acea riuscirà a dissetare i romani che la scorsa estate hanno temuto l'incubo razionamento? «La crisi idrica a Roma c'è ancora. Le piogge delle ultime settimane, sopra le medie stagionali, non hanno ancora ridotto il gap di disponibilità di acqua prodotto dalla siccità del 2017. C'è per un segnale di miglioramento perché le fonti di approvvigionamento registrano una lieve ripresa». Allora il peggio è passato? «La criticità massima sì. Ma la quantità a disposizione è inferiore alle medie storiche. Oggi mancano nella rete circa 1600 litri di acqua al secondo anche se, le operazioni di miglioramento effettuate e in corso, ci consentono di continuare ad assicurare il servizio ai romani senza particolari problemi. Nei momenti di massima criticità mancavano mediamente circa 2 mila litri al secondo rispetto ai 16/17 mila richiesti. Abbiamo già recuperato il 12%». Quali interventi sono stati avviati? «A oggi abbiamo contabilizzato circa 6200 interventi di riparazione delle perdite nei tubi. La prima verifica sui 5400 chilometri di rete si è chiusa mesi fa e stiamo per concludere il secondo round. Poi abbiamo avviato la cosiddetta distrettualizzazione, abbiamo cioè diviso le zone in funzione della pressione richiesta nelle tubature. Questa maggiore attenzione, insieme alle campagne di comunicazione, la terza partirà a breve, volte a sensibilizzare i cittadini sul tema del risparmio della risorsa idrica, ha consentito di preservare l'acqua di alcune fonti in attesa dell'estate». Non sembrano interventi strutturali «Abbiamo tamponato un fenomeno che avrebbe potuto avere risvolti molto negativi per i cittadini della Capitale. Le perdite di acqua erano stimate intorno al 45%. Con i lavori già fatti e con gli ulteriori recuperi, grazie alla seconda ispezione che sta appunto terminando in questi giorni, contiamo di portare le stesse sotto il 30%. Ma anche un altro importante risultato è stato raggiunto. Avremo modo di apprezzarlo nel medio-lungo periodo. L'emergenza ha infatti dato vita a una virtuosa condivisione della criticità tra le diverse istituzioni. Un lavoro di squadra che ha portato a un risultato notevole, cruciale per il futuro». Di cosa si tratta? «Sta per partire l'iter di approvazione per il raddoppio dell'acquedotto del Peschiera. Un'opera strategica per Roma, che consentirà di mettere al sicuro l'approvvigionamento idrico della Capitale per i prossimi cento anni. Daremo ai romani acqua di fonte naturale, come è stato per millenni nell'Urbe, e vogliamo che questo continui a lungo». Raddoppio vuole dire che avremo più acqua? «La precisazione è d'obbligo. Al tubo attuale ne sarà aggiunto un secondo, su un percorso alternativo, costruito con criteri moderni. Ma la quantità prelevata non sarà raddoppiata. Preleveremo sempre la stessa cubatura. Quello che sarà assicurato è la costanza del flusso e la sicurezza contro i rischi sismici». Quanto costerà e quanto tempo ci vorrà? «È un'opera che costerà più di 300 milioni di euro, la sua operatività dipende dall'iter di autorizzazione e progettazione. Indicativamente non meno di cinque anni da oggi». Chi lo finanzierà? «L'opera rientrerebbe tra le infrastrutture strategiche del Paese e troverà probabile copertura con finanziamenti pubblici, tariffa e impegni dell'azienda». Passiamo all'illuminazione della città. «La Capitale sarà presto tutta coperta da luci a led. Su un totale di circa 200 mila lampade, sono circa 185 mila quelle interessate dal cambio con la nuova tecnologia. Le abbiamo sostituite quasi tutte, ne mancano 20 mila, una parte delle quali saranno installate entro la fine di marzo. Ne resteranno solo 5 mila per i quali sono previsti tempi più lunghi ma solo per una ragione di rispetto delle caratteristiche di alcune zone centrali». Può spiegare meglio? «In alcune zone del centro storico, abbiamo individuato tipologie particolari di lampioni per in grado di mantenere le atmosfere originali, studiando le soluzioni con università e soprintendenze». Non sono mancate le critiche. Molti cittadini si sono lamentati della diminuzione della luminosità con la luce a led. «Tutte le apparecchiature montate rispettano pienamente le norme tecniche europee. Dunque siamo nei parametri di legge. Ma abbiamo ascoltato le lamentele dei cittadini che hanno registrato in alcuni casi una percezione di minore luminosità dovuta al fatto che i led generano una luce più concentrata. Per venire incontro a questa istanza abbiamo già messo al lavoro i nostri tecnici». Risultato? «Stiamo individuando soluzioni di potenziamento della luce in alcune vie e aree particolari. Un'azione che si partirà già quest'anno». Alla fine la bellezza di Roma sarà tutelata ma i risparmi ci saranno? «Con tutta Roma illuminata dai led i costi saranno dimezzati. Questa è una stima ed è possibile che a regime si riesca ad abbassare ancora di più il consumo». Avete appena chiuso un accordo con Open Fiber per cablare Roma con la banda larga. Cosa significa per Acea? «Sarà innanzitutto un'altra opportunità economica per Roma. Per le opere e la stesura del cavo di fibra saranno spesi 375 milioni sul territorio. Acea partecipa con 25 milioni. I lavori stanno per iniziare e già nelle prossime settimane ci saranno le prime cablature. Le possibilità tecnologiche che si apriranno ai romani sono enormi. Ma anche la nostra azienda ne beneficerà perché sarà possibile mettere in cantiere altri 200 milioni di euro per lo sviluppo delle tecnologie di telecontrollo e automazione della gestione delle reti elettriche ed idriche. Questo accelererà gli effetti positivi del nostro piano industriale». È in sella da otto mesi. Che azienda ha trovato quando è arrivato e dove la vuole portare? «Tra crisi idrica e piano industriale sono stati mesi molto intensi. Il management precedente era concentrato più su aspetti di digitalizzazione del servizio. Il nostro piano porta a una maggiore focalizzazione sul core business di Acea e quindi su infrastrutture idriche ed elettriche ed energia. Un cambio di verso apprezzato anche dai lavoratori di Acea». Un'ultima domanda che riguarda la vita e la tradizione capitolina. Tanti «nasoni» sono stati chiusi per l'emergenza acqua. Quando, e se, potremo rivedere l'acqua zampillare nelle strade? «Stiamo gradatamente riaprendo i nasoni seguendo programmi condivisi con i municipi».

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