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Legge di Bilancio, è scontro Juncker-Renzi Il premier: "Non si cambia"

Matteo Renzi e il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker

Sotto accusa le spese su migranti e terremoto. Il presidente della Commissione europea: "L'Italia sbaglia ad attaccarci". La replica: "Non facciamo il salvadanaio a chi alza muri"

Silvia Sfregola
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Mentre la legge di Bilancio prosegue il suo iter in patria, incassando l'ok di Istat e Bankitalia e le riserve dell'ufficio parlamentare di Bilancio, è il fronte europeo a scatenare la reazione del Governo, con Renzi protagonista di un duro botta e risposta con il presidente della commissione Jean-Claude Juncker. A mettere legna ad ardere era stato il commissario Ue agli Affari economici, Pierre Moscovici che, entrando all'Eurogruppo, aveva spiegato che tra l'Ue e l'Italia "resta ancora del lavoro da fare per avvicinare completamente i punti di vista, le cifre e le misure sulla legge di bilancio". Sottolineando però che "ci sono delle regole che tutti i Paesi devono rispettare, e la Commissione è qui per far rispettare le regole. Sono regole intelligenti, che includono già la flessibilità". Ma è stato Juncker ad accendere la miccia. "La Commissione ha introdotto nell'interpretazione del patto di stabilità degli elementi di flessibilità di cui hanno beneficiato diversi Paesi. Prendo per esempio l'Italia, perché l'Italia non smette di attaccare la Commissione a torto. E questo non produrrà i risultati previsti", avverte. E poi insiste: "L'Italia oggi, nel 2016, può spendere 19 miliardi in più di quelli che avrebbe potuto spendere se non avessi riformato il patto di stabilità nel segno della flessibilità". Sempre parlando dell'Italia, "sarà necessario che con saggezza si prenda in considerazione il costo dei terremoti e dei rifugiati, ma il costo addizionale delle politiche dedicate alla migrazione in Italia ammonta allo 0,1% del Pil, mentre l'Italia ci aveva promesso d'arrivare a un deficit dell'1,7% nel 2017, e ora ci propone invece il 2,4% in ragione dei terremoti e i rifugiati, con un costo si è ridotto allo 0,1%". "Siamo in stretto contatto con il governo italiano, così come con gli altri governi", ha proseguito, e ha aggiunto che Roma "non deve più dire, oppure lo si può dire in realtà, ma a quel punto me ne frego, che le politiche di austerità sarebbero state proseguite da questa Commissione così come erano state attuate in precedenza". Parole che suscitano l'immediata reazione del premier, impegnato a Frosinone e a Latina a favore del Sì al referendum. "Anche oggi Juncker ha criticato l'Italia. Abbiamo avuto tre terremoti in sette anni. Ricostruiremo e metteremo in sicurezza, e piaccia o non piaccia quelle spese saranno fuori dal Patto di Stabilità - è la sfida di Renzi - Sono spese che riguardano la stabilità dei nostri figli. Io non sto facendo una battaglia contro l'Europa, sto facendo una battaglia perché l'Europa torni ad essere quella degli ideali, non dei muri", spiega. Ma poi ribadisce: "Non c'è nessuna possibilità di bloccare la posizione italiana". E attacca: "L'ideale europeo non può essere parlare di Spinelli e poi quando si parla di immigrazione tutto diventa carta traccia. Prendono quando c'è da prendere e non sanno mai nulla. È inaccettabile che noi facciamo il salvadanaio e gli altri alzano muri". In serata, al termine dell'Eurogruppo, Moscovici prova ad abbassare i toni. "Calmiamoci, lasciamo che questa tensione scenda, Juncker non sta aggredendo l'Italia, ma la ascolta", ha detto in conferenza stampa, suggerendo però che "l'Italia a sua volta dovrebbe ascoltare le regole, perché anche con tutta la flessibilità del mondo ci sono delle regole che vanno rispettate da tutti". Si inserisce nella querelle anche il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni: "Me ne frego delle obiezioni italiane. Così avrebbe detto Juncker. Ora va bene discutere ma certi limiti non vanno oltrepassati. Da nessuno", scrive su Twitter. "È bene calmarsi un po', perché la tensione scenda e si sappia che il presidente della Commissione Ue non ha intenzione di aggredire l'Italia e anzi è all'ascolto del governo italiano, il quale a sua volta deve rispettare le regole perché tutta la flessibilità di questo mondo non può impedirci di rispettare le regole", prova a smorzare i toni Moscovici al termine dell'Eurogruppo. Ci si può dire molte cose, ma non che non siamo flessibili", continua Moscovici. "Flessibilità ne abbiamo concessa molta all'Italia - sottolinea - 19 miliardi di euro per quest'anno. La commissione è al lato dell'Italia e ci siamo anche dichiarati disponibili a prendere in considerazione gli importi necessari a breve e medio termine per l'accoglienza dei migranti e per i recenti terremoti".

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