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«La negativa congiuntura economica e la connessa contrazione del credito nei confronti di diverse categorie imprenditoriali producono un effetto moltiplicatore dei fattori di rischio».

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Lacrisi, in sostanza, offre «ai gruppi criminali l'opportunità di concedere sostegni finanziari a tassi usurai, ovvero di rilevare le attività imprenditoriali in difficoltà». Secondo la direzione investigativa antimafia «la minaccia mafiosa nell'attuale fase di crisi economica rappresenta, pertanto, una sorta di svantaggio competitivo, perchè riduce la spinta imprenditoriale, demotivando ulteriormente gli investitori». La minaccia mafiosa, si legge ancora nella relazione trasmessa alla camera, si è manifestata secondo la «ormai consolidata attitudine a coniugare la forza di intimidazione con progettualità imprenditoriali». La Dia evidenzia, in particolare, «la persistente pressione sui territori di elezione e l'accentuata tendenza all'espansione verso aree a maggiore sviluppo; l'infiltrazione nei settori economici avanzati e nei circuiti finanziari, favorita dallo sviluppo delle tecnologie informatiche; il condizionamento della cosa pubblica, grazie a saldature con ambienti politici locali ed all'opacità di talune gestioni amministrative; l'infiltrazione negli appalti e nelle commesse pubbliche, alterando così i meccanismi di aggiudicazione delle gare ed abbassando la qualità del prodotto; la cooptazione, alle proprie finalità, di un'ampia area grigia al cui interno si muovono figure professionali e imprenditoriali di spessore; la globalizzazione dei progetti criminosi anche attraverso ingenti investimenti immobiliari effettuati in stati esteri, utilizzando capitali di provenienza illecita». Il rapporto segnala inoltre una «fase di minore dinamismo» per «cosa nostra», a seguito della «pressante disarticolazione investigativa e giudiziaria», con posizioni di «basso profilo» e «mimetismo», mentre «ricerca nuove leadership». Nello stesso periodo si conferma la «decisa evoluzione affaristico-imprenditoriale della ndrangheta» avviata «verso architetture organizzative sempre più strutturate con proiezioni extranazionali della in particolare europee, che rendono l'organizzazione calabrese tra le più attive espressioni criminali italiane all'estero». Per camorra e organizzazioni criminali pugliesi vengono infine sottolineati la «cruenta conflittualità» tra clan «e l'uso disinvolto della violenza, con un'estesa disponibilità di armi».

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