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Solo 60 miliardi per salvare le banche spagnole

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Pubblicati i risultati degli stress test chiesti dall'Ue. Moody's abbassa il rating di 15 grandi istituti

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Cosìil downgrading di 15 grandi banche, in serata, da parte di Moody's (per Credit Suisse addirittura tre gradini, da A1 a Aa1) ha iniettato sfiducia tra gli operatori con le borse volatili e quasi tutte negative, tranne Milano (+0,19%) e messo in ombra i risultati dell'analisi sui conti delle banche spagnole, nelle scorse settimane causa di tensioni sugli spread dei debiti sovrani. Rating tagliato per i colossi americani Goldman Sachs, JPMorgan, Morgan Stanley, Bank of America e Citigroup. Gli istituti iberici potrebbero aver bisogno fino a 62 miliardi di euro nel caso di un forte peggioramento della crisi, cifra importante ma al di sotto dei 100 miliardi offerti dall'Europa mentre le grandi banche, Santander e Bbva in primis, non dovrebbero avere problemi anche se i dati individuali si sapranno a settembre. Ma a Bruxelles la Spagna avanzerà la richiesta di aiuto solo «nei prossimi giorni» avvisa il ministro dell'economia di Madrid, de Guindos, ai suoi colleghi dell'eurogruppo secondo cui i dettagli saranno definiti entro luglio. Mentre a Lussemburgo i ministri europei discutevano, a Madrid subito dopo la chiusura dei mercati, il segretario all'economia Latorre e il vicegovernatore della Banca Centrale Restoy hanno presentato i risultati degli stress test redatti dai revisori indipendenti Oliver Wymann e Roland Berger imposti dall'Ue (uno americano, l'altro tedesco) che parlano solo di dati aggregati, allo scopo di lanciare un primo segnale tranquillizzante. Nello scenario economico «base», che segue le previsioni del Fmi, Oliver indica così fra i 16 e i 25 miliardi di euro le necessità di capitale a carico delle banche iberiche mentre Roland Berger indica 25,6 miliardi. Nello scenario «più duro» (crollo del Pil del 6,5% fino al 2014 e dei prezzi delle case fino al 60%) invece Oliver scrive 51-62 miliardi mentre Roland ha puntato su 51,8 miliardi. Le cifre sono quindi «gestibili» assicura il rappresentante del governo che, pur non dettagliando i nomi delle banche (lo stress dà dati aggregati su 14 istituti pari al 90% del sistema) riconosce come vi siano «differenze fra banche e banche» specie sull'esposizione alla bolla immobiliare e che le cifre maggiori si concentrano sulle banche già oggetto di nazionalizzazione (Bankia in primis). Le grandi, spiega, sono capaci di generare utili e così i primi tre gruppi: Santander, Bbva e la Caixa non avranno bisogno di capitale aggiuntivo mentre ci sono altre sette banche che potranno raccogliere il capitale mancante da soli o con un aiuto pubblico limitato. Infatti una volta che a settembre saranno resi noti i dati per le singole banche (compilati da Pwc, Kpmg, Deloitte, Ernst & Young) gli istituti dovranno presentare entro 15 giorni la richiesta di aiuto pubblico oppure tentare di raccogliere fondi privati entro i 9 mesi successivi. Nessuna banca comunque verrà liquidata perché sarebbe «troppo costoso». Non è ancora chiaro quale sarà lo strumento utilizzato dall'Ue visto che sono in corso discussioni che coinvolgono anche Bce, Commissione e Fmi. Latorre non ha scartato la creazione di una «bad bank» dove far confluire le attività in perdita come suggerito dalla Bce.

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