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La Spagna trascina l'Europa all'inferno

Una macchinetta contabanconote euro

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L'Europa dell'economia è un passo dal baratro. La voragine del debito spagnolo allacciata all'incognita sul futuro della Grecia nell'euro, ha contagiato i mercati spingendo giù i listini che hanno bruciato 100 miliardi di capitalizzazione e facendo impennare tassi e spread di Italia e Spagna. Una situazione drammatica affrontata in una conference call organizzata in tutta fretta ieri pomeriggio, che ha visto protagonisti il premier italiano Mario Monti, la cancelliera Angela Merkel, il presidente francese Francois Hollande e Barack Obama. Sul tavolo ancora il tema dell'urgenza di provvedimenti per la crescita, per evitare che il contagio della crisi coinvolga altri Stati e cercare di garantire la permanenza della Grecia nell'euro. Non c'è tempo da perdere. Una nuova giornata come quella di ieri sarebbe pesantissima per l'Europa. Per i Btp, lo spread con il Bund ha marciato verso i 480 punti, rivedendo i massimi da gennaio. Tanto che ieri il Tesoro ha preferito non collocare tutti i Btp a medio lungo termine messi in asta, tenuto conto dei costi elevati che deve sopportare per finanziarsi sul mercato. Tutte in negativo le borse. La peggiore è sempre Madrid (-2,59%) che resta ancorata ai minimi da 9 anni con Bankia che affonda dell'11%. Milano arretra del'1,79% zavorrata da Bpm (-4,87%), Fiat (-5,12%) e Impregilo (-4,71%). Fa peggio Parigi (-2,18%), seguita da Francoforte (-1,78%) e Londra (-1,73%). A pesare l'ennesimo calo della fiducia sulle prospettive economiche, l'attesa per il voto in Irlanda sul Fiscal Compact, ma soprattutto il peggioramento della crisi spagnola che ha spinto l'Ue a ipotizzare di concedere un anno di tempo in più al governo per il raggiungimento degli obiettivi sul deficit. Ma non solo: per evitare che Madrid finisca risucchiata nel buco nero delle banche, Bruxelles esplora vie meno dolorose per le ricapitalizzazioni bancarie e pensa di scaricarne il costo sul fondo Salva-Stati permanente Esm. Per gli operatori è il segno che le cose «vanno di male in peggio», scrive in un report Nicholas Spiro, numero uno di Spiro Sovereign Strategy e «per il mercato del debito dell'Italia la principale minaccia viene dall'esterno». Così mentre Madrid svelava finalmente il meccanismo con cui salvare Bankia (tramite i bond emessi dal fondo salva-banche Frob) lo spread tra i titoli di Spagna e Germania volava a nuovi record (fino a 540 punti). Immediata l'impennata per lo spread Btp e Bund che ha superato i 470 punti per la prima volta da gennaio (per poi chiudere a 464) con tassi sopra il 6%. Non certo il clima ideale per l'asta Btp di ieri: alla fine il Tesoro ha venduto Btp a 5 e 10 anni per complessivi 5.74 miliardi, meno del target massimo di 6.25 miliardi, e ha dovuto pagare rendimenti più alti a fronte di una domanda non certo brillante, ma almeno stabile. Il rapporto tra domanda e offerta per il Btp 2022 è stato pari a 1.4 da 1.48 dell'asta di aprile, mentre è rimasto stabile per il nuovo Btp quinquennale con un bid-to-cover di 1.35 da 1.34 precedente. È sul fronte Spagna che si combatte ormai la battaglia decisiva per il futuro dell'euro. Il settore bancario iberico è al tracollo e oggi lo spread tra i titoli decennali spagnoli e il bund tedesco è volato al record storico di 539 punti base col tasso sui bonos al 6,70%, ossia a un soffio da quel 7%, ritenuto un tasso insostenibile per finanziarsi sui mercati dalla stragrande maggioranza di analisti ed economisti. Inoltre, il costo per assicurarsi dal rischio di bancarotta della Spagna attraverso i «credit-default swap» è schizzato al nuovo massimo storico di 589.5 punti. Davanti a questo quadro, la Commissione Europea è scesa in campo con due proposte volte a dare ossigeno a Madrid ed aiutarla a risolvere la sua crisi finanziaria. Il Commissario Ue agli Affari Economici, Olli Rehn, ha detto che la Commissione è «pronta a concedere alla Spagna un anno in più, fino al 2014, per ridurre il deficit al 3% del Pil» dall'8,9% dell'anno scorso, «purché il governo presenti in tempi stretti un piano ambizioso e credibile per il 2013-2014», aggiungendo poi che «si chiede alla Spagna uno sforzo di consolidamento oltre l'1% nel periodo 2010-2013». Inoltre la Commissione, in un documento di analisi della Ue-17, ha sottolineato che «potrebbe essere auspicabile» la ricapitalizzazione delle banche in difficoltà direttamente con il Fondo salva-Stati permanente Esm. Una ipotesi, questa, avanzata nei giorni scorsi anche dal premier spagnolo Mariano Rajoy. Allo stato attuale l'Esm può prestare solo agli Stati. «Dobbiamo usare tutti gli strumenti e la flessibilità che abbiamo», ha detto il presidente della Commissione Josè Manuel Barroso, aggiungendo che «la risposta dei cosiddetti firewalls, in questo caso dell'Esm, deve essere tempestiva». Intanto si cominciano a fare i primi calcoli su quanto costerebbe un eventuale salvataggio di Madrid. Secondo il capo economista per l'Europa di JPMorgan, David Mackie, è «molto probabile» che la Spagna debba ricorrere agli aiuti internazionali, e stima un pacchetto «complessivo di 350 miliardi di euro» per coprire le necessità finanziarie di Madrid fino alla fine del 2014 e per ricapitalizzare le banche iberiche.

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