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Troppa incertezza politica. I greci svuotano i conti

Caos in Grecia

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Il termometro della paura in una Grecia che non conosce ancora il suo destino è segnato dalla corsa a ritirare i soldi dagli sportelli bancari. La gente nell'attesa del ritorno alle urne tra un mese teme un'uscita traumatica dall'euro. Una conversione improvvisa, magari nel giro di una notte, si tradurrebbe in una perdita di valore dei risparmi incalcolabile. Anche se già in precedenti occasioni legate alla crisi del debito i flussi di capitali in uscita sono stati imponenti, negli ultimi tre giorni i greci sono corsi a ritirare almeno 800 milioni di euro dai loro conti correnti, mentre secondo altre fonti citate dal Financial Times i prelievi avrebbero già sfondato quota 1,2 miliardi di euro. Premesse di caos nello stesso giorno nel quale il capo di Stato greco Karolos Papoulias ha scelto un magistrato - il presidente del Consiglio di Stato Panayiotis Pikramenos che come segno del destino tradotto in italiano significa addolorato - come premier di un governo provvisorio che dovrà portare la Grecia alle nuove elezioni fissate per il 17 giugno. I banchieri, da parte loro, minimizzano affermando che non c'è stato sinora alcun assalto alle banche e che non ci sarà. Come non ci saranno problemi di liquidità perché, spiegano sempre i responsabili degli istituti finanziari, nei conti di aziende e privati cittadini nelle banche greche sono depositati oltre 165 miliardi di euro. Quasi nelle stesse ore, però, il rendimento dei titoli decennali greci ha sfondato per la prima volta la soglia del 30% e il tasso sul decennale ellenico è schizzato al 30,23% con lo spread Atene-Berlino a 2.878 punti base. Dal canto suo, il presidente della Bce Draghi, alla domanda se l'uscita della Grecia dall'euro lo preoccupa, ha tagliato corto con un «no comment», insistendo sul fatto che la Bce vuole fortemente che la Grecia resti nell'euro, anche se non spetta a Francoforte decidere. Ma non ha aiutato la voce incontrollata di uno stop delle operazioni di concessione di liquidità da parte della Bce. In realtà, ha spiegato una nota, la Bce e l'Eurosistema non hanno bloccato il sostegno alle banche greche chiudendo loro il rubinetto della liquidità che viene fornita loro tramite la banca centrale di Atene sotto forma di prestiti di Emergenza. In particolare per le banche dell'area dell'euro, se per una qualche ragione, non sono disponibili le operazioni di rifinanziamento all'Eurosistema è infatti possibile, a patto di certe condizioni accedere al liquidità di emergenza (Ela) fornita dalla banca centrale nazionale. Alcuni istituti ellenici che, per effetto dell'accordo sul taglio del debito privato (Psi) sono fortemente sottocapitalizzati, hanno dovuto ricorrere all'Ela. Questi istituti, spiega la Bce, una volta che sarà terminato il processo di ricapitalizzazione (che dovrebbe terminare in breve tempo) potranno riaccedere alle operazioni di rifinanziamento dell'Eurosistema. Chiarezza fatta. Ma la preoccupazione in generale non manca. Il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, - commentando la notizia delle nuove elezioni - ha detto che ora spetta ai greci prendere «consapevolmente le loro decisioni», ma è bene che sappiano che il loro prossimo voto «avrà un significato storico». La Commissione vuole che la Grecia resti nell'euro - ha aggiunto - ma, ha avvertito, «non c'è un'alternativa meno dolorosa al programma di risanamento concordato con l'Ue» e che rispetto a questo «non è possibile alcun passo indietro».La Grecia, comunque, va verso queste nuove elezioni in un clima di grande polarizzazione e pieno di incognite. Dalle prime dichiarazioni dei leader politici si capisce che alle urne lo scontro sarà fra due fronti: quello di centro-destra, nettamente a favore della permanenza della Grecia nell'Ue e nell'eurozona, e quello di sinistra, con posizioni non molto chiare che rischiano di mettere in forse il futuro europeo del Paese. Nel bel mezzo della mischia, incapace di reagire, si troverà il socialista Pasok, il grande sconfitto al voto del 6 maggio.

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