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L'utile di Unicredit supera le attese Cresce di quasi il 13% a 914 milioni

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L'ad Ghizzoni: buoni risultati considerate le condizioni economiche

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Prosegueanche la ripresa delle attività italiane che, da gennaio a marzo, segnano ricavi in aumento a 2,6 miliardi (+4,2% rispetto al pari periodo del 2011) e utili operativi di 253 milioni di euro (+197%). I numeri approvati dal cda spingono anche il titolo in Borsa (+6,7%) alla vigilia dell'assemblea, chiamata peraltro ad eleggere i nuovi amministratori con la cooptazione del neo presidente Giuseppe Vita. Sarà il nuovo consiglio straordinario del 29 maggio a eleggere poi i comitati ed essere così pienamente operativo. I nuovi amministratori, su proposta dell'ad, dovranno quindi sciogliere il nodo sul rappresentante del gruppo in Mediobanca che occuperà la poltrona di Fabrizio Palenzona, che si è dimesso da Piazzetta Cuccia per via delle nuove norme sui doppi incarichi optando per Piazza Cordusio. Sull'utile del trimestre, cresciuto di quasi il 13%, incidono positivamente 477 milioni che arrivano dal riacquisto di obbligazioni, operazione che fa alzare anche il capitale. I primi conti del 2012 evidenziano infatti un indice patrimoniale Core Tier1 del 10,31%, «ben al di sopra della soglia richiesta» dell'Eba del 9%. Su Basilea3 tuttavia, Ghizzoni chiede una «soluzione europea unica» così come le altre big del Continente per evitare effetti negativi sull'economia. Nel primo trimestre infatti il gruppo registra una frenata (-1,1% a 553 miliardi di euro) dei crediti verso la clientela. La causa è da imputare, oltre ai requisiti di patrimonio, specialmente al calo della domanda in Italia e di altri paesi dell'Europa Occidentale (-1,7%) mentre aumentano nei paesi dell'Est e Polonia (+2,5%). A segnare il passo sono i prestiti alle aziende ma anche i mutui, i cui tassi in crescita scoraggiano le nuove richieste. Si tratta di «buoni risultati considerate le condizioni economiche» spiega Ghizzoni agli analisti e sottolinea anche che, all'interno del gruppo «siamo fiduciosi che possiamo navigare in questo mare agitato» e definisce i dati «in linea con gli obiettivi e, in qualche caso, anche oltre». Tanto che il gruppo sta andando «nella giusta direzione» aggiunge. Per questo Unicredit non intende cambiare il piano industriale al 2015. Il peso del nostro Paese sui ricavi generali del gruppo comunque si limita al «35-40%» mentre anche i 41 miliardi in titoli di stato non destano particolari preoccupazioni.

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