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L'Europa si salva dal "terremoto" Spagna

La sede di Standard&Poor's

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«Una crisi di proporzioni enormi». Bastano queste poche parole del ministro degli Esteri Jose Manuel Garcia-Margallo per fotografare la situazione di difficoltà in cui si trova la Spagna. Giovedì Standard & Poor's ha declassato il rating del debito iberico da A a BBB+ e questo nonostante il governo di Madrid abbia promesso il ritorno alla crescita nel 2013. Un'impresa tutt'altro che facile visto che nel primo trimestre 2012 la disoccupazione è volata al 24,4% (massimo da quasi 20 anni) mentre i consumi sono in calo da 21 mesi consecutivi. «Numeri terribili per tutti e terribili per il governo», si è lasciato sfuggire ancora Garcia-Margallo. Ciò nonostante i mercati europei non sembrano aver risentito del declassamento. Certo, ieri mattina le Borse hanno fatto registrare cali superiori all'1%, ma durante la giornata il trend si è invertito. Piazza Affari ha chiuso con un rialzo dell'1,85% seguita da Madrid (1,69%), Parigi (1,14%), Francoforte (0,91%) e Londra (0,49%). Ad aiutare la tenuta i dati sul Pil americano che nel primo trimestre ha registrato una crescita del 2,2% contro stime del 2,5%. Nel frattempo il Tesoro italiano ha venduto Btp a 5 e 10 anni per complessivi 4,9 miliardi (il massimo prefissato era di 5) anche se, come aveva fatto il giorno precedente, per piazzarli, ha dovuto offrire tassi più alti: i titoli decennali sono saliti dal 5,24% di marzo a 5,84%, mentre quelli quinquennali da 4,18% a 4,68%. Dopo l'asta lo spread Btp-Bund, che aveva toccato la soglia di 435 punti base, è sceso gradualmente fino a 394. Resta invece sopra quota 400 (418) il differenziale tra i titoli spagnoli e quelli tedeschi. Nonostante la chiusura positiva dei mercati, l'Europa resta sorvegliata speciale. Parlando a Bloomberg Television Moritz Kraemer, responsabile dei rating sovrani di Standard & Poor's, ha spiegato che la Banca centrale europea «non può risolvere la crisi. Solo i politici europei possono farlo. Credo ci siano segnali incoraggianti in termini di riforme strutturali, anche in Spagna, ma le sfide stanno aumentando e velocemente». È evidente che in uno scenario di questo tipo assumono un'importanza particolare sia l'incontro tra José Manuel Barroso e Mario Monti, sia la tempestività con cui Madrid, Commissione europea e la stessa Bce sono intervenute per allontanare i timori che sia già in corso un negoziato, tenuto segreto, per il salvataggio della Spagna. Nelle stesse ore della bocciatura da parte di S&P's il ministro dell'Economia spagnolo Luis de Guindos aveva assicurato che «nessuno ha chiesto alla Spagna, ufficialmente o meno», di rivolgersi al meccanismo di salvataggio europeo. Le banche spagnole - aveva aggiunto - non hanno bisogno di altre iniezioni di liquidità da parte della Bce dopo i due maxi finanziamenti a tre anni effettuati da Francoforte. Stessa linea da Bruxelles: «Restiamo fiduciosi nell'impegno dimostrato dal governo spagnolo per rispettare i suoi obblighi e raggiungere gli obiettivi di bilancio 2012 e 2013». E la Bce ha dovuto chiarire alcune dichiarazioni del suo vicepresidente, Vitor Constancio, interpretate da alcuni come la conferma che la Spagna stia negoziando con l'Ue e il Fondo monetario internazionale un programma di salvataggio. «C'è stato un accordo fra la troika e la Spagna, e il programma lo si sta realizzando, sono state introdotte riforme strutturali» ha dichiarato Constancio. Peccato che la Spagna non abbia mai avuto negoziati formali con la troika (cioè il team di esperti di Ue-Fmi-Bce incaricati di monitorare le riforme concesse dopo il salvataggio a Grecia, Irlanda e Portogallo). Inevitabile pensare a un negoziato informale, ancora segreto. Ma la Bce ha spiegato che Constancio si riferiva semplicemente ad alcuni report delle tre istituzioni sui progressi di Madrid.

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