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Eni ed Enel alleate per sfruttare il giacimento di gas in Siberia

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Le due società nel consorzio che produrrà 145 mila barili al giorno nel 2015

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l.Che per la prima volta nella loro storia hanno deciso di mettere a fattor comune le loro potenzialità industriali nello sfruttamento di un giacimento di idrocarburi nella Siberia nordoccidentale. Un'alleanza inedita visto che l'Italia da 60 anni importa il gas russo solo con il Cane a sei zampe. E che l'Enel entra per la prima volta nella produzione diretta di metano. Per lo sfruttamento industriale le due maggiori società energetiche italiane sono presenti all'interno di un consorzio, Severenergia, in cui detengono il 29,4% (Eni) e il 19,6% (Enel) mentre il 51% è in mani russe (Novatek e Gazpromneft, controllata da Gazprom). Alla cerimonia di avvio dell'impianto, con la consegna simbolica della chiave e l'accensione di un tasto rosso sotto la neve, sono intervenuti il presidente e l'ad di Eni, Giuseppe Recchi e Paolo Scaroni, mentre Enel era rappresentata da Marco Arcelli, direttore della divisione upstream gas della società. Si tratta del campo del giacimento artico Samburskoye, a oltre 3.000 km da Mosca, nel distretto autonomo dello Yamal-Nenets, fredda regione grande tre volte l'Italia ma con 500.000 abitanti, dove si produce il 90% del metano russo. Il giacimento appartiene ad Artikgas, una delle società ex Yukos. E raggiungerà la capacità massima di 145.000 barili al giorno nel 2015, di cui 43.000 barili in quota Eni. Il Cane a sei zampe venderà a Gazprom, con la formula del «take or pay», i suoi 9 milioni di metri cubi di gas previsti dopo lo sviluppo di quattro giacimenti locali (con un investimento di circa 3 mld di dollari), ma manterrà il diritto di riacquisto e di eventuale commercializzazione sul mercato interno russo. Enel invece utilizzerà il gas per alimentare tre delle quattro centrali elettriche della sua società russa Ogk-5, coprendo a regime oltre il 50% del loro fabbisogno e diventando così il primo operatore straniero verticalmente integrato. Sia Scaroni che Arcelli hanno spiegato che l'avvio della produzione di gas non avrà un impatto diretto sul consumatore italiano ma contribuirà ad aumentare la sicurezza energetica europea e il volume del metano, incidendo così sulla riduzione dei prezzi.Lo sviluppo del campo di Samburskoye rappresenta il primo dei quattro start up previsti in Russia nel piano quadriennale di Eni, che porteranno a una produzione equity nel 2019 in Russia di oltre 200.000 barili al giorno, pari al 10% della produzione Eni. «Yamal diventerà per noi più importante della Nigeria oggi», ha sottolineato Scaroni. Ma l'ad di Eni promette anche nuove avventure fuori Russia con Novatek, partner in Severenergia: «siamo in trattative per un progetto esplorativo in un Paese nuovo, non noto per i suoi idrocarburi, ma a volte questi paesi, come il Mozambico, riservano belle sorprese». L'operazione ha fatto bene alle azioni dei due colossi in Borsa. Eni ha segnato un rialzo dell'1,72% a 16,52 euro. Enel ha chiuso con un rialzo del 3,41% a 2,49 euro.

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