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Il nuovo Btp Italia fa il tutto esaurito Ordini per 7,2 miliardi

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Chiuso il collocamento del bond indicizzato Il rendimento minimo garantito è il 2,45%

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Siè chiusa infatti ieri alla grande l'offerta del nuovo bond «a misura di famiglia», come l'ha definito il vice ministro dell'Economia Vittorio Grilli, pensato con l'intento di allungare la vita dell'investimento di chi normalmente compra Bot a 1 anno, e di dar vita a un titolo intermedio rispetto ai Btp di più lunga durata. In quattro giorni di collocamento il Tesoro ha raccolto ordini per 7,29 miliardi di euro, con 133.479 richieste complessive. Solo ieri, secondo il sito di Borsa Italiana, sono arrivati ordini per 1,588 miliardi di euro con 29.118 richieste. Il Btp Italia è sul mercato da lunedì scorso e il suo ingresso è stato battezzato subito con il pieno di ordini, per complessivi 1,562 miliardi di euro con 34.084 richieste. Da lunedì prossimo, 26 marzo, il Btp Italia sarà negoziabile sul Mot, il mercato retail delle obbligazioni e dei titoli di Stato di Borsa Italiana. Il nuovo titolo emesso da via XX Settembre, legato all'inflazione italiana e pensato soprattutto per gli investitori retail, ha la durata di 4 anni (quello di prima emissione scade dunque nel 2016) e distribuisce una cedola ogni sei mesi. Il Tesoro ha fissato al termine del collocamento un tasso cedolare del 2,45%, che rappresenta il rendimento minimo, al quale va poi aggiunto l'eventuale tasso di inflazione. Il successo del nuovo bond della Repubblica Italiana - ha ricordato Borsa Italiana - è stato favorito dalla innovativa modalità di sottoscrizione scelta del Tesoro. La parte del leone l'hanno fatta i risparmiatori privati, e in particolare quelli che usano il canale online. Nonostante il buon risultato però lo spread tra i Btp decennali e il Bund tedesco si nuovamente allargato a 318 punti base. Un divario causato dalla crisi dei debiti sovrani che si sta trasformando in recessione economica. Sembra questo almeno lo scenario prossimo per l'eurozona sulla scia di alcuni indicatori economici che evidenziano un rallentamento dell'attività industriale nella regione a marzo. In particolare, si registra a sorpresa una profonda contrazione nel comparto manifatturiero in Germania, motore della crescita europea, tornato ai livelli di attività di quattro mesi fa e rispecchiando un'analoga frenata in Cina. E così già si specula che la Banca Centrale Europea possa tagliare i tassi nei prossimi mesi per rilanciare la ripresa. Inevitabilmente i mercati del Vecchio Continente ne hanno risentito e chiuso in rosso per la quarta seduta di fila, segnando la striscia negativa più lunga da novembre scorso. La Borsa di Milano ha lasciato sul campo l'1,70%, Parigi l'1,56%, Francoforte l'1,27% e Londra lo 0,79%. La stima preliminare dell'indice Pmi composito dell'Eurozona, che riflette l'andamento e le aspettative per l'attività manifatturiera e dei servizi, si è attestata a marzo a 48,7 punti, al di sotto della previsione di 49,8 punti. L'indice del solo settore dei servizi - secondo Markit Economics che elabora i dati - è sceso a 48,7 punti e quello manifatturiero a 47,7 punti. La soglia dei 50 punti fa da spartiacque tra espansione e contrazione del ciclo. «Questi dati sono una delusione. Bisognerà varare nuove misure per rilanciare la ripresa in Eurolandia», ha commentato Chris Williamson, capo economista a Markit. Per Citigroup Francoforte taglierà i tassi allo 0,5% nella seconda parte dell'anno ed è anche possibile un terzo maxi-prestito alle banche europee. Proprio ieri in un'intervista al giornale tedesco Bild il Presidente della Bce, Mario Draghi, ha difeso l'intervento a favore degli istituti di credito. La situazione «particolarmente grave» durante la crisi del debito sovrano nell'autunno dell'anno scorso avrebbe potuto condurre a una pericolosa impasse finanziaria per le banche, e provocare fallimenti di imprese e aziende che si sarebbero ritrovate in crisi di liquidità, ha spiegato il numero uno dell'Eurotower, aggiungendo che «il peggio è passato ma restano rischi», come dimostrano i dati di ieri. E lo European Sistemic Risk Board, il comitato contro il rischio sistemico che si appoggia alla Bce, ha avvertito che il problema principale al momento è «assicurare il credito all'economia» e se dovesse verificarsi una stretta creditizia, il cosiddetto credit crunch, sono possibili «azioni correttive».

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