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Atene vara il piano di salvataggio

Crisi in Grecia, proteste ad Atene

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Fiducia da Washington, paura da Atene. L'Europa è qui. Il primo dei due giorni di sciopero generale proclamati dai sindacati contro le misure di austerità chieste dall'Europa, incendia la Grecia: è guerriglia per le strade e caos in parlamento. Berlino è categorica: Atene potrà ottenere il secondo pacchetto di aiuti soltanto se adempirà agli impegni sulle misure di risparmio, e al momento mancano ancora 325 milioni di euro. Angela Merkel non ha però nessuna intenzione di arrendersi all'idea di un «default controllato». Tutt'altro. Il fallimento della Grecia è un rischio che non si vuole affrontare: «Deriverebbero - è il ragionamento fatto dalla cancelliera ad alcuni deputati della Cdu - rischi di responsabilità che non potremmo controllare». Bisogna andare avanti - avrebbe detto - nel tentativo di salvare il Paese, «si tratta del male male minore». Ma proprio ieri in serata, dopo una giornata drammatica è arrivato il sì del governo greco al piano della troika composta da Bce, Fmi, Ue e domani sarà  sottoposto al Parlamento. Per il governo ellenico è stata una giornata durissima. Sul tavolo del premier ellenico Lucas Papademos fin dal mattino cominciano a piovere dimissioni. Lasciano i rappresentanti dell'estrema destra (un ministro, un vice e e due sottosegretari del partito Laos) contrari al piano di salvataggio concordato con i creditori pubblici. Considerate pesanti anche le dimissioni del vice ministro degli Esteri Marilisa Xenogiannakopoulou, appartenente al Pasok, il partito socialista, braccio destro dell'ex premier Georges Papandréou. «Chiunque non sia d'accordo con la politica del governo verrà sostituito», ha dichiarato un funzionario governativo, sebbene non sia stata indicata ancora alcuna data per un eventuale rimpasto.  «Dobbiamo approvare le misure di austerity o sarà una catastrofe», tuona Papademos durante il consiglio dei ministri. La crisi, però, non mette in discussione il passaggio del provvedimento. Almeno per ora. Il governo di unità - sostenuto anche dai socialisti del Pasok, maggioritari, e dai conservatori di Nea Demokratia - conta infatti 252 seggi su 300. I partiti che sostengono la coalizione hanno raggiunto due gironi fa un accordo di massima su tutte le misure da adottare in cambio del piano di aiuti europeo. I numeri parlano chiaro: se Atene non riceverà 130 miliardi di euro entro il 20 marzo, data nella quale è previsto il rimborso di 14,5 miliardi di bond, rischia infatti il default. Da Bruxelles, comunque, continuano ad arrivare incoraggianti ventate di ottimismo. Il presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso, ad esempio, si dichiara «fiducioso che una soluzione possa essere raggiunta già dalla prossima settimana: è di cruciale importanza per la Grecia, i suoi cittadini e la zona euro nel suo insieme». Per questo, Barroso ha rivolto un appello al senso di responsabilità e di leadership dei leader greci e della zona dell'euro, affinché «possiamo raggiungere questo obiettivo importante per la zona dell'euro e l'economia globale». L'Europa sta facendo importanti cambiamenti, con riforme strutturali e una nuova governance economica in grado di aumentare la competitività e aiutare la crescita, è il ragionamento. «L'Ue sta facendo quanto serve per riguadagnare fiducia e continuerà a farlo». Intanto il rischio default torna a far tremare i mercati. Le Borse europee tornano a cadere, l'euro accelera al ribasso e lo spread tra i titoli di Stato italiano sul Bund tedesco risale a 370 punti, dopo aver aperto a quota 348. Bandiera nera, e c'era da aspettarselo, è Atene che precipita e perde il 4,68%, mentre i listini del Vecchio Continente cedono mediamente un punto percentuale: Milano perde l'1,76%, Parigi l'1,51, Francoforte l'1,41 e Londra lo 0,73 per cento.  Adesso si aspetta il sì del Parlamento greco e se la risposta sarà positiva, la parola passerà ai mercati. Ma ora forse il fallimento della Grecia è più lontano.

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