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Le banche preparano gli esami Ue

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Mps, Ubi e Banco Popolare rafforzano il patrimonio senza chiedere soldi ai soci

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Neipiani inviati alla Banca d'Italia per rispondere alle richieste dell'autorità europea Eba non sono richiesti sacrifici agli azionisti in attesa che diventi realtà la speranza che le direttive dell'Eba vengano alleggerite o meglio meglio «cancellate» dal Consiglio Ue di marzo. Con 15,4 miliardi di capitale «mancante» su un totale di 114 richiesto per l'intero settore bancario Ue, gli istituti nazionali hanno messo in campo un ventaglio di misure per evitare un nuovo ricorso al mercato in un momento difficile visto che inoltre consistenti ricapitalizzazioni erano state già attuate nel corso del 2011. Unicredit, che ha aspettato fino all'ultimo per chiedere agli investitori 7,5 miliardi subendo forti turbolenze in Borsa, ha dissipato ogni dubbio al riguardo nelle altre banche. Ora l'Eba dovrà passare al vaglio i piani ricevuti e pronunciarsi nella riunione dell'8-9 febbraio. Ma dopo le parole esplicite del presidente Bce Mario Draghi e le rassicurazioni della Banca d'Italia, si fa strada l'ipotesi di un alleggerimento dei criteri Eba, specie per i titoli di stato valutati a valore di mercato (il cosiddetto mark to market), norma che più ha bastonato gli istituti di credito italiani. Questi infatti detengono forti quote di debito pubblico (attorno al 12% del totale) che sono ora giudicati come fonte di pericolo più di obbligazioni o prodotti derivati ad alto rischio. Un cambio di prospettiva che ha trasformato le banche italiane da soggetti virtuosi in Europa a istituti in gravi difficoltà. Se per marzo il fondo salva stati europeo dovesse essere operativo e il mercato del debito pubblico più sereno l'Eba potrebbe quindi rivedere le stime con una notevole riduzione del fabbisogno. Di certo l'esercizio dell'autorità guidata dall'italiano Enria «non si ripeterà» hanno assicurato le autorità di vigilanza. Tra le banche in movimento per venire incontro alle richieste europee si segnala il Monte dei Paschi che ha messo in campo provvedimenti per recuperare 3,2 miliardi di capitale senza aumento (peraltro fuori dalla portata dei suoi azionisti stabili) e così hanno fatto il Banco Popolare (2,7 miliardi richiesti) e Ubi. L'ad della banca bresciana-bergamasca Victor Massiah ha detto di avere «tutte le soluzioni di autofinanziamento: nell'insieme siamo ottimisti di riuscire ad adempiere completamente alle richieste dell'Eba senza dover far mettere le mani nelle tasche dei nostri azionisti». «Le soluzioni - ha aggiunto a margine della conference Ubs - sono sempre le stesse, ovvero la validazione del modello di avanzamento sulla valutazione dei rischi e il convertibile che non ha bisogno di essere convertito ma basta che sia computato». Massiah è stato esplicito nell'augurarsi che l'esercizio Eba venga «completamente cancellato». In Europa il caso più emblematico è quello della tedesca Commerzbank, già oggetto di parziale ricapitalizzazione negli scorsi anni. La banca, dopo consultazioni con il governo, ha deciso di fare da sola per reperire 5,3 miliardi di euro attraverso una serie di misure come la riduzione della distribuzione di utili e la riduzione di asset a rischio, provvedimenti che già le consentono di aver reperito la metà della somma. E non è un caso che i mercati abbiano apprezzato facendo rivalutare il titolo di oltre il 20% nelle ultime due sedute. Sulla stessa linea anche la spagnola Bbva che intende ricorrere a un ventaglio di provvedimenti, anche qui senza ricorrere al mercato per superare entro giugno la soglia del 9% di Tier1 imposta dall'Eba. Per ora dunque le banche italiane hanno scelto la via dell'autofinanziamento per aumentare il patrimonio di vigilanza, il cosiddetto Core Tier 1, la scelta perseguita da Mps che almento ieri è stata premiata in Borsa. Il titolo di Rocca Salimbeni ha chiuso con un +8%

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