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Lo spread ignora Monti e va a quota 500

Borse, un trader in piazza Affari a Milano

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Il mercato continua a percepire un rischio sull'Italia. la manovra è stata appena varata. Le tasse, unica soluzione trovata dal Governo per rimettere a posti i conti, arriveranno a giorni a colpire le tasche degli italiani ma lo spread, la differenza tra il Btp (il Buono del tesoro poliennale) e il Bund tedesco tende ad ampliarsi. Ieri l'ultima seduta della settimana si è chiusa con un valore oltre la soglia psicologica dei 500 punti base a 503, dopo essere schizzato fino a 515 punti. Una forchetta che ha portato il rendimento del titolo decennale a sfiorare il 7% attestandosi al 6,98%. L'Italia torna a essere sorvegliata speciale. Il governo tecnico che ha sostituito il premier Berlusconi non sembra aver individuato la terapia giusta per mettere al riparo il Paese dalla speculazione internazionale. Che non ha particolari simpatie o antipatia per i personaggi della politica ma solo un obiettivo: fare soldi. Tanti. Il copione sembra lo stesso, nulla ferma per ora i raider della finanza e la situazione di  rischio per il Paese c'è. È palpalpile nelle sale di trading e non sfugge alle agenzie internazionali di rating: «Il primo trimestre del 2012 sarà molto duro e per l'Italia sarà un vero test», ha affermato in un'intervista il direttore della divisione Istituzioni Finanziarie di Standard&Poor's, Scott Bugie. Durante la giornata, lo spread tra Btp decennali e Bund tedeschi equivalenti è salito fino a quota 510 punti, con il rendimento oltre la soglia critica del 7% (7,02%), prima di ripiegare a 503 punti al 6,98%. I mercati registrano comunque un cauto ottimismo: Piazza Affari chiude in rialzo la giornata di contrattazioni pre-natalizia, caratterizzata da scambi sottili, poco sopra i 560 milioni di euro. Il Ftse Mib fa segnare il più contenuto fra i guadagni dei principali indici europei, chiudendo con un +0,31% a 15.073 punti. A influenzare sono i contrastanti dati macroeconomici arrivati dagli Stati Uniti: secondo quanto riferito dal Dipartimento del Commercio, gli ordini di beni durevoli a novembre sono  cresciuti del 3,8%, un incremento maggiore di quello del 2% previsto dagli analisti. È stato rivisto al rialzo il dato di ottobre, che adesso risulta invariato a fronte del calo dello 0,5% stimato nella precedente lettura. Positivo anche il dato sulle vendite di nuove case negli Usa, salite a 315 mila unità annualizzate nel mese di novembre, oltre le 313 mila attese dagli analisti, il dato migliore da aprile. Il dato di ottobre è stato rivisto al rialzo a quota 310 mila unità, contro le 307 mila della precedente lettura. D'altra parte, la spesa per consumi degli statunitensi a novembre è salita dello 0,1%, un aumento analogo a quello di ottobre ma inferiore a quello dello 0,3% previsto dagli analisti. Registrano un incremento dello 0,1% anche i redditi, a fronte della crescita dello 0,2% stimata dagli analisti e del progresso dello 0,4% segnato a ottobre. Si tratta del dato peggiore dallo scorso agosto, quando fu rilevato un calo dello 0,1%. Resta tuttavia una sensazione di incertezza sui mercati, che  guardano con preoccupazione al debito sovrano dell'Eurozona: lunedì Mario Draghi, ha parlato di prospettive «altamente incerte». La settimana che si è aperta con la maxi-asta di finanziamento a tre anni della Banca centrale europea (Bce), che ha concesso prestiti alle banche europee per 489 miliardi di euro, ha visto crollare gli acquisti di titoli di Stato dell'eurozona da parte dell'Eurotower (solo 19 milioni di bond, rispetto ai 3,361 miliardi di quella precedente).

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