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«L'Italia riparta dalle famiglie e dalla politica»

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Fuori dalla crisi non solo con le tasse ma con strumenti per la ripresa

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GiampieroCatone, componente della Commissione Bilancio della Camera e direttore politico del quotidiano "la Discussione", analizza lo scenario politico ed economico del Paese. Onorevole Catone i cattolici stanno ritrovando l'unità politica? «Il nostro obiettivo, in questo particolare e delicato momento per l'Italia, è quello di ritornare al vero senso della politica, basato sull'attenzione al territorio e ai reali bisogni dei cittadini. I ceti meno abbienti continuano ad essere penalizzati: una tassa o un'imposta, anche minima, ad una persona che ha serie difficoltà nel pagare le rate di un mutuo o le bollette, rappresenta un'enormità a rispetto a quello che può essere una tassa, anche dieci volte superiore, per una persona che può godere di un reddito alto». Quindi come si fa ad uscire dalla crisi senza colpire i più deboli? «Appare necessario uno studio che evidenzi cos'è veramente oggi l'Italia, analizzandone il tessuto sociale e come questo si compone. È fondamentale individuare con precisione dove è possibile reperire le risorse per ripianare i conti dello Stato e, allo stesso tempo, identificare strumenti per generare una ripresa. Le famiglie e le piccole e medie imprese rappresentano il fulcro dell'Italia: è necessaria una comunione tra queste due componenti che possa generare una spinta. In questo modo le famiglie aumenteranno i consumi con il supporto dell'imprenditoria. Andare a tagliare in maniera generalizzata, senza prevedere strumenti per la crescita e senza tenere nella giusta considerazione queste due grandi realtà del nostro Paese, legate tra loro da un unico filo conduttore, renderebbe inutili tutte le manovre di questo mondo. Perché, una volta drenato tutto, ci ritroveremmo senza prodotto interno lordo. Gli incontri de "la Discussione" sono finalizzati ad individuare situazioni che vadano incontro a queste esigenze, ascoltando le istanze che provengono dal territorio». A cosa porterà il dibattito tra i cattolici? «Parlare di un'unione politica in un arco temporale ristretto vorrebbe dire precorrere i tempi. Il presidente del Consiglio, Mario Monti, ha evidenziato come l'impasse della politica abbia generato la necessità di individuare figure tecniche per portare avanti le riforme necessarie alla ripresa. Ecco, il nostro obiettivo è quello di risolvere quest'impasse della politica e del partitismo, nella quale i partiti vivono forti contraddizioni al loro interno e la totale mancanza di dibattito, con i politici ridotti ad essere dei semplici schiacciatori di pulsanti. In questi incontri ci prefiggiamo di ottenere un'aggregazione tra pensieri. È chiaro che con il tempo si supererà l'attuale partitismo, ma questa è un'opinione diffusa, ormai». In pratica lei auspica un ritorno alle ideologie. «Certamente è necessario. Ad oggi nei grandi partiti convive un mix di ideologie diverse, tutte rispettabilissime, che però sono unite esclusivamente da meri fini elettorali. Ripeto, è necessario andare oltre queste aggregazioni partitiche che hanno portato al fallimento della Seconda Repubblica, nonostante l'intuizione geniale di Silvio Berlusconi di fondare Forza Italia e di rivolgersi a tutti gli strati della società italiana. La Seconda Repubblica si è esaurita perché è terminata questa volontà di aggregarsi esclusivamente per ottenere risultati elettorali, superando le ideologie. Vogliamo contribuire a questo rinnovamento, con discussioni tra persone che sono nell'ottica della dottrina sociale della Chiesa: i cattolici impegnati in politica avvertono il forte bisogno di andare oltre quelli che sono gli attuali assetti di partito, per cercare di unirsi in aggregazioni dello stesso pensiero e della stessa ideologia. C'è bisogno di un ritorno alla politica che può essere spinto da un radicamento di provenienza: quello legato alla dottrina sociale della Chiesa e dei moderati».

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