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Il risparmio degli italiani va protetto

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Leattuali generazioni, infatti, non ricordano il periodo pre e post bellico. E cioè un'epoca di sacrifici che poi sono stati la pedana per il boom economico del paese. Tutti si rendono conto della situazione difficile ma non tutti sono disposti ad accettarla. I sacrifici si possono anche accettare purché però li faccia il nostro vicino. È necessario però che la gente, mettendo da parte rancori e rivendicazioni ancorché stimolate da irresponsabilità di chi dice di tutelare, si renda conto di qualche particolare che ai più sfugge. L'economia vive di credito che si basa sul risparmio. Che altro non è che il magazzino dal quale la banca preleva per distribuirlo a chi ne ha bisogno, imprese e famiglie. Il prodotto risparmio però si può anche assottigliare. E questo per varie ragioni. Soprattutto perché il reddito familiare basta appena per sbarcare il lunario. Maggiori economie portano come conseguenza che la banca ha minori risorse da destinare alle attività produttive. Un altro argomento importante è costituito dalla incapacità di chi ha avuto prestiti, di far fronte alla restituzione del debito. È questa una catena infinita. Se il cliente non paga, l'azienda a sua volta non onora il proprio debito con il fornitore. Se manca la liquidità non si può far fronte sia alla attività correnti che a quella relativa agli investimenti che consentono la produzione e il profitto. Il risultato è molto semplice. Si presentano immancabilmente la recessione, la disoccupazione e la disperazione sociale. L'Europa giustamente si preoccupa della solvibilità bancaria. Ma quello che Bruxelles non capisce e che diciamo da tempo è che le nostre banche, lo abbiamo ripetuto fino alla noia, sono sane e non hanno tossicità in pancia. È quindi opportuno che il nuovo governo e le autorità competenti, pur vigilando sulla solidità delle banche, considerino l'eccezionalità del periodo. Insomma sì alla cura e alle medicine ma bisogna fare in modo che la stessa non sia eccessiva da far morire il cavallo. L'economia ha bisogno di credito, tanto quanto di risparmio. Tuteliamo entrambi con intelligenza imprenditoriale che serve al nostro Paese più di quanto possa occorrere una burocrazia ottusa.

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