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Allarme di Visco: salari indietro di decenni

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Il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco

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Riforme strutturali, concorrenza, giustizia civile efficiente. I passi da fare per rilanciare la crescita italiana, necessaria quanto mai visto che gli alti tassi hanno reso precario l'equilibrio del debito, sono oramai un mantra, ma per il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco ce ne è uno importante almeno «quanto i precedenti»: la crescita dell'istruzione e della conoscenza per i giovani. In Italia però questi vedono mortificati i loro sforzi, scontano un ritardo rispetto agli altri Paesi e pagano un dazio pesante: salari di ingresso che, in termini reali, sono su livelli pari a quelli di alcuni decenni fa, non potendo così godere della crescita di reddito degli ultimi anni. Colpa dei ritardi del sistema industriale italiano che richiede ancora conoscenze di base, della qualità media inadeguata del sistema scolastico e dell'abuso della flessibilità, che ha fatto rinviare alle aziende il cambio di passo verso la ricerca e le nuove tecnologie. Era stato invitato come vicegovernatore ma anche dopo la sua inaspettata nomina alla poltrona più importante di Via Nazionale Visco ha deciso di partecipare egualmente al congresso nazionale dei magistrati per minorenni a Catania. Perché appunto per Visco, che sull'argomento ha anche dato alle stampe qualche anno fa il libro 'investire in conoscenzà, «interrogarsi su scuola e istruzione, senso civico e rispetto della legalità, capitale umano e sociale» significa interrogarsi su «questioni centrali per il progresso economico e umano del Paese». La situazione resta difficile, e Visco ricorda come «la tensione degli ultimi mesi sui mercati abbia reso precario l'equilibrio» delle finanze pubbliche che prima riuscivano a sostenere i costi del maxi debito grazie ai bassi tassi di interesse a fronte dei maxi rendimenti di ora (il Bot in asta è schizzato al 6,5% e il governatore al riguardo si limita a dire: «vedremo cosa succederà con le misure del governo»). E per riattivare la crescita occorre appunto puntare sul miglioramento del proprio capitale umano: i giovani e anche le donne. Più crescita arriva da maggiore istruzione e conoscenza, ma non solo: anche una «riduzione degli incentivi a delinquere, perchè ne diminuisce il guadagno relativamente a quello conseguibile legalmente». E poi c'è un altro serbatoio di crescita possibile: quello degli studenti figli di stranieri che, «senza meccanismi efficaci di integrazione», «rischia di penalizzare ulteriormente la dotazione di capitale umano» del Paese. «Già alla fine della scuola primaria circa un terzo di loro, contro il 2% degli italiani, è in ritardo rispetto al corso di studi», dice allarmato, e per questo occorre una inversione di tendenza.  

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