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Fondo Monetario pronto per l'Italia

Il presidente Barack Obama e il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) Christine Lagarde

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È durato poco meno di due ore l'ottimismo sui mercati per l'arrivo di Mario Monti a Palazzo Chigi e per il nuovo governo della Grecia. Dopo una buona partenza, le principali piazze finanziarie d'Europa hanno virato in territorio negativo, trascinando al ribasso anche Piazza Affari, fra le peggiori del continente. Il Ftse Mib ha chiuso in calo dell'1,99%, mentre lo spread, l'indicatore più sensibile della fiducia verso il sistema Paese, ha toccato i 500 punti. Domina ancora l'incertezza. In realtà i mercati hanno mostrato con i ribassi di non credere che Monti riuscirà a mandare in porto le dure misure che richiede l'Europa. Lo stesso vale per il governo di Atene. Gli operatori già scommettono sull'intervento obbligato del Fondo Monetario internazionale sull'Italia. In un report di Jp Morgan viene detto in modo esplicito e come un dato acquisito. Secondo gli analisti della banca d'affari Nicola Mai and Malcom Barr, il passaggio del testimone da Berlusconi a Monti non riuscirà a portare l'Italia fuori dai guai. La Bce dovrebbe continuare ad intervenire con acquisti massicci dei titoli del debito pubblico ma in contrasto con la Germania. Ecco quindi che si prospetta un intervento di salvataggio combinato Ue-Fmi che potrebbe coprire circa i tre quarti della liquidità necessaria lasciando che il resto sia attinto dal mercato. Questo richiederebbe un impegno di circa 240 miliardi per traghettare l'Italia fino al 2013. A Jp Morgan si aggiunge l'allarme di Wells Fargo, la terza banca degli Usa. Se l'Europa non supera la situazione di difficoltà determinata soprattutto da Italia e Grecia, le conseguenze si faranno sentire anche sugli Stati Uniti. E questo perché l'Unione europea è il primo partner commerciale degli Usa. Lo ha detto anche il presidente Obama: «Una recessione in Europa avrebbe un impatto sulla crescita e sull'occupazione americana». È evidente che per evitare che questo accada si metterà in moto il Fondo Monetario Internazionale su quei Paesi, Italia e Grecia, che rischiano di mandare in frantumi la Ue. Questo spiega la grande attenzione d'oltre Oceano per l'evoluzione della crisi politica nel nostro Paese. Alle incognite della formazione del governo Monti ieri si è sommato il dato sull'andamento della produzione industriale europea. Questa lo scorso settembre è diminuita del 2% su base mensile (+2,2% su base annua) e in Italia ha accusato una flessione più che doppia, pari al 4,8%. Ieri poi c'è stata l'asta dei Btp (3 miliardi di titoli di Stato a cinque anni). La domanda è stata superiore all'offerta, ma il rendimento è balzato al 6,29%, livello che è massimo dal 1997 e che ha fatto sudare freddo a mercati e politici. Tra l'altro anche l'Ocse ha fotografato un'economia mondiale poco promettente: il superindice di settembre calcolato dall'organizzazione è diminuito per il sesto mese consecutivo (dello 0,4%). Ad ogni modo se l'Italia è nel bel mezzo della bufera, anche altri Paesi non se la passano bene. Lo spread spagnolo si è spinto ai massimi di 431 punti, mentre i Cds (ovvero gli strumenti di assicurazione contro il rischio di default) di Spagna, Belgio e Francia hanno aggiornato nuovi record. Sul finale Parigi ha perso l'1,18%, Francoforte l'1%, Madrid il 2,13% e Londra lo 0,45%. L'andamento dei titoli di Stato continua a pesare sulla valutazione dei principali istituti, in considerazione del fatto che le banche sono molto esposte nei confronti dei bond governativi italiani. E ieri gli istituti di credito hanno continuato a marciare in territorio fortemente negativo. A guidare i ribassi sono state le azioni di Unicredit che sono arrivate a perdere il 10%, sebbene sul finale abbiano arginato le perdite al 6,18%. I vertici di Piazza Cordusio hanno annunciato perdite nel terzo trimestre di 10,6 miliardi di euro causato soprattutto da svalutazioni straordinarie per 10,1 miliardi, delle quali 8,6 miliardi dovute alla revisione del valore degli avviamenti. Intesa Sanpaolo ha accusato una flessione del 4,1%, Bpm del 5,95% e Banco Popolare del 2%. Se Mediobanca ha lasciato sul parterre il 2,55%, Bper ha ceduto il 2,89% e Ubi lo 0,14%.

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