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La seconda vita made inMumbai della Klopman

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Eraun'azienda decotta sul punto di chiudere e mandare a casa circa 400 dipendenti. Poi sono arrivati gli indiani e ora la Klopman fa parte di una holding indiana e non solo può considerarsi al sicuro ma vede nel proprio orizzonte un'espansione. Quella della Klopman International, con sede a Frosinone, è una storia singolare. Un grosso Gruppo indiano con interessi industriali diversificati che vanno dall'energia, all'abbigliamento all'idroelettricità, al tessile, la MW Corp, circa sei anni fa intuisce che quell'azienda italiana, inserita in un territorio industrialmente asfittico, ha grandi potenzialità. Comincia allora la trattativa. I contatti durano circa un anno. «Il nostro successo è stato non solo di rilanciare l'azienda ma di farlo senza nessun licenziamento» afferma il direttore generale dell MW Corp, Alok Sinha. La Klopman, con quarant'anni di storia alle spalle, produce indumenti per il lavoro nelle industrie, da quelli a protezione da agenti chimici a quelli repellenti al fuoco. Sinha spiega che nel 2010 il giro d'affari è stato pari a 140 milioni di euro con un utile di 8 milioni. Dopo il salvataggio è arrivato l'inserimento nel circuito industriale del Gruppo indiano. La MW ha acquistato un'impresa a Chennai per produrre materie prime che verranno inviate alla Klopman e lì lavorate per poi essere esportate. Al vertice dell'azienda del frusinate due fratelli indiani con il ruolo di presidente e vice. Gli stessi che guidano la holding. Sinha ci tiene a sottolineare la contiguità tra il sistema aziendale italiano e quello indiano. «In Italia molte imprese sono a conduzione familiare, io mi sento un po' a casa mia». Non ci sono solo salvataggi. C'è anche chi, è il caso di Daniele Terruzzi, che sfidando ogni pregiudizio, ha deciso di quotarsi alla Borsa indiana. La sua azienda, la Terruzzi Fercalx che produce impianti industriali per la calce, vetro laminato, autoclavi per l'aeronautica, ha acquistato con un'opa l'indiana Vulcan Engineers. Ora il capitale è al 60% della Farcalx e al 14% di Simest che ha aiutato finanziariamente l'operazione. «Inizialmente avevamo pensato a realizzare una joint venture ma la gestione si prospettava difficile. Di qui l'idea di lanciare un'opa e acquisire l'azienda» spiega Terruzzi. L'acquisizione ha avuto un costo pari a circa 3 milioni di euro. L.d.P.

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