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Braccio di ferro Sarkozy-Merkel

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Angela Merkel e Nicolas Sarkozy

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Cresce l'attesa per il vertice dei leader Ue di domani a Bruxelles, ma le posizioni delle cancellerie europee sono ancora distanti, come dimostra la decisione di convocare un nuovo summit per mercoledì prossimo. E mentre si moltiplicano le riunioni al massimo livello, le tensioni sui mercati del debito sovrano non accennano a diminuire con lo spread tra i bund tedesco e il btp decennale italiano di nuovo in corsa verso i 400 punti. Ma la soluzione ai problemi non sarà facile da trovare visto che dalla Grecia, alla ricapitalizzazione bancaria, al rafforzamento del fondo salva-stati, i nodi sul tavolo appaiono tutti concatenati tra loro. Una delle questioni più spinose del vertice sarà la revisione del secondo pacchetto di salvataggio da 110 miliardi di euro per Atene. Agli economisti sono parse irrealistiche le misure di austerity richieste al governo ellenico per uscire dalla crisi. L'Eurogruppo di ieri, sulla base del rapporto della troika Ue-Bce-Fmi sulle riforme greche e sulla sostenibilità del debito, ha dato il via libera alla sesta tranche di aiuti da 8 miliardi, che ora aspetta l'ok del Fmi. Da qui la necessità del secondo programma di salvataggio, ma con una differenza di fondo: il coinvolgimento dei privati, che in base all'accordo del vertice di luglio dovrebbero scambiare i titoli di stato ellenici in portafoglio con nuovi titoli sicuri da rimborsare in 30 anni, il tutto con una perdita del 21% del loro valore. Adesso è proprio tale soglia, frutto di un estenuante negoziato tra banche e governi, ad essere rimessa in discussione. La Germania spinge per un haircut del 50% tout court, l'equivalente di una ristrutturazione del debito. D'altra parte, visto il deteriorarsi della situazione di bilancio della Grecia, l'ipotesi del cosiddetto default ordinato non è più un tabù in Europa. Ma Bce e Francia, le cui banche sono particolarmente esposte sul debito greco, dicono di no. Non solo Grecia però. Al summit i leader dovrebbero avere uno scambio anche sulla situazione di bilancio degli altri paesi della zona euro. Sul fronte dell'Italia, spiegano fonti Ue, ci sono molte sollecitazioni da parte di Commissione e governi ad adottare misure per aiutare la crescita. L'altro grande tema da affrontare a Bruxelles è il rafforzamento del fondo salva-stati, l'European financial stability fund. In uno scenario di rischi crescenti per la zona euro una facility con 440 miliardi di risorse appare insufficiente a gestire eventuali contagi in altri Paesi. Se fossero ancora i governi a finanziare direttamente l'Efsf metterebbero ulteriormente sotto pressione i conti pubblici, anche con la conseguenza di mettere a rischio il rating AAA della Francia. È per questo motivo che Parigi spinge per accrescere la leva finanziaria del fondo Ue collegandolo alle garanzie della Bce, in modo da aumentarne le risorse potenziali di un valore compreso tra 1 e 3 trilioni di euro, con evidenti rassicurazioni per i mercati. Le proposte in tal senso includono anche la possibilità di trasformare il fondo in una banca che abbia accesso ai programmi di prestito a basso costo dell'Eurotower; o lasciare che sia la Bce a continuare ad acquistare i bond dei paesi in difficoltà ma scaricando le perdite sull'Efsf. Francoforte e il governo tedesco però respingono queste idee. L'altra grande questione è la ricapitalizzazione delle banche Ue alla luce dell'intensificarsi della crisi e per creare uno scudo in caso di default greco. Il tutto mentre i prestiti sul mercato interbancario si sono ridotti, con i creditori usuali, fondi e banche Usa in primis, che guardano con sospetto agli istituti europei temendo che la crisi della Grecia possa trasformarsi in un nuovo caso Lehman. Ma le banche puntano i piedi contro le continue richieste a ricapitalizzare, con Deutsche bank che mette in guardia contro il rischio di prosciugare il credito con effetti sull'economia reale. Dati alla mano, l'autorità bancaria europea, Eba, quantifica le perdite delle banche intorno ai 70-90 miliardi di euro.

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