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Scaroni: il futuro è nel gas, bene il Nord Africa

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Sonoi due principali temi che tracciano il panorama del mercato energetico per Eni, nelle parole del suo amministratore delegato Paolo Scaroni. «Seguiamo con molta attenzione la situazione politica» in Nordafrica, spiega al vertice ministeriale Aie, e «manteniamo un cauto ottimismo» sulle evoluzioni future. Per l'azienda si tratta di «un'area strategica», ricorda, visto che il cane a sei zampe produce lì 35% dei suo greggio. Senza grosse interruzioni a causa delle rivolte che la agitano dall'inizio dell'anno: «non abbiamo perso - sottolinea Scaroni - un barile di produzione, tranne in Libia». Paese che rapprsenta un caso isolato, «più l'eccezione che la regola»: gli altri, Tunisia ed Egitto, sembrano infatti essere riusciti a gestire «cambi di regime pacifico» e a ristabilire adeguate condizioni di sicurezza con rapidità. La situazione è però in miglioramento anche in Libia, dove Eni sta riprendendo le attività di produzione di gas. Quando le operazioni di riavvio saranno ultimate, tra «qualche settimana», la produzione di Eni nel Paese, che oggi è di 3 milioni di metri cubi al giorno, sarà «ripresa al 100%». Un elemento che riafferma la presenza del gruppo in Libia, e allontana le voci di una pressione crescente dalla concorrenza delle rivali europee e soprattutto francesi. Un problema che, secondo Scaroni, «non esiste, io dico che sono chiacchiere da bar. I contratti petroliferi sono stabili - ha aggiunto - durano 25 anni, e non vedo ragioni per cui i libici avrebbero potuto o voluto cambiarli». Per il futuro più a lungo termine, Eni si aspetta un'«età dell'oro» per il gas naturale, e si interroga su «problemi e opportunità» di questa evoluzione. Il metano guadagnerà infatti, spiega sempre Scaroni, sia in termini di offerta che di domanda. Da un lato, per l'esplosione del gas di scisto, «un nuovo idrocarburo che negli Stati Uniti ha già fatto una rivoluzione, e che ora si cerca anche in Asia e in Europa».

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