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Il muro del debito divide l'Europa

La sede della Bce a Francoforte

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Qualche giorno fa scrivevo che il rimbalzo della Borsa era un'illusione. Prontamente svanita e rimpiazzata da un cupo diluvio di vendite sui mercati che si attendono un fallimento della Grecia entro la prossima settimana. Avranno ragione? Presto lo scopriremo, una cosa è certa: Atene piange, Roma non ride, Berlino ha il mal di testa, Parigi il mal di pancia e Washington i crampi. L'Occidente è nei guai e l'Asia che esporta non può vendere le sue merci a dei malati che non stanno in piedi. Export giù, Pil mondiale a picco. Lo scenario che a Washington mi dipinse un economista del Fondo Monetario internazionale si sta avverando: siamo nel pieno di una crisi in «Jacuzzi style», molte bollicine, un su e giù continuo e nessuna ripresa. Una vita in cabriolet, giocata tutta sulla scommessa del grande scoperto, alla fine presenta il conto. Il nuovo muro del debito divide l'Europa. Alla cassa siamo chiamati anche e soprattutto noi italiani. Ma non vedo in giro tanta consapevolezza di quel che sta accadendo. Si pensa che il debito pubblico (1900 miliardi di euro) sia una cosa che tocca gli altri, non noi. Eppure se i fatti continuano a rotolare a valle come in questi giorni, presto ci saranno conseguenze pratiche inimmaginabili. Se la Grecia fallisce la prossima settimana cosa succede? E dopo le dimissioni di un altro tedesco dalla Bce, continueranno gli acquisti di titoli italiani? La Germania è l'epicentro di un terremoto decisionale che rischia di travolgere il Vecchio Continente e la sua moneta. I tedeschi non vogliono salvare nessuno, pensano a se stessi e non so quanta forza abbia la Merkel per resistere a un'opinione pubblica che non vuole saperne dei debiti del Club Med. L'estate italiana delle quattro manovre in quaranta giorni è finita, comincia l'autunno tedesco.

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